Voler avere un figlio è una scelta che va fatta con senso di responsabilità e senso del dovere. Quando poi il bambino che sta per arrivare non proviene dalla pancia della madre questa scelta diventa anche molto coraggiosa e impegnativa. Non tutte le coppie purtroppo sono consapevoli delle lunghe trafile burocratiche e delle estenuanti attese o “interrogatori” a cui vanno incontro. E sapersi orientare in un mondo complesso come quello delle adozioni può risultare utile e di supporto per tutte quelle famiglie che hanno deciso di salvare un bambino da condizioni di degrado e abbandono.
Appena si decide di adottare un bambino la prima cosa da fare è recarsi presso il Tribunale dei Minori, presentando la domanda di adozione accompagnata da una serie di documenti che dimostrino la presenza dei requisiti necessari, che sono il certificato di nascita, lo stato di famiglia, la dichiarazione di assenso dell’adozione da parte dei genitori coniugi, il certificato del medico di base, la busta paga, il certificato del Casellario giudiziale e la dichiarazione che attesti lo stato di non separazione dei coniugi. In questa fase possono dare sostegno e consiglio, oltre ai corsi di formazione e ai testi specifici, anche le associazioni che si occupano di adozioni e genitori che già hanno compiuto questo nobile gesto.
Lo step successivo è quello della cosiddetta “indagine sociale”: la futura famiglia viene cioè valutata da addetti ai servizi socio-assistenziali per capire se i coniugi siano in grado di far fronte, emotivamente ed economicamente, all’arrivo di un bambino proveniente da situazioni di abbandono e malessere. Vengono indagate non solo le motivazioni che hanno spinto la coppia ad intraprendere la strada dell’adozione, ma anche l’ambiente familiare e la situazione personale e sociale della famiglia. L’indagine avviene normalmente entro 120 giorni dalla presentazione della domanda.
Arriva poi il momento del decreto di idoneità: il Tribunale dei minori, convoca i coniugi e può, se lo ritiene opportuno, disporre ulteriori approfondimenti. A questo punto il giudice decide se rilasciare o meno il decreto che attesti l’idoneità dei futuri genitori.
Subentra poi la scelta, da parte della coppia di intraprendere l’adozione nazionale oppure quella internazionale. Vari i fattori che incidono su questa delicata decisione che comporta- in entrambe strade – un periodo di attesa non definito. Nell’uno o nell’altro caso, infatti, si tratta di valutare quale sia la famiglia più adatta al minore.
Per l’adozione internazionale, i futuri genitori dovranno poi recarsi nel Paese prescelto per effettuare gli incontri con il bambino e solo dopo il parere positivo anche da parte delle autorirà del Paese in questione, potranno far ritorno in Italia. Quest’aspetto è tornato in primo piano dopo il recente caso del Congo, che ha visto ventisei coppie italiane tornare senza i propri figli.
Dopo tanta fatica e attesa arriva il momento della gioia, quello in cui il bambino entra a tutti gli effetti a far parte della famiglia. In generale prima dell’adozione definitiva il minore viene affidato ai coniugi prescelti per un anno e, successivamente a questo periodo, un’ulteriore controllo del Tribunale conferma o meno la decisione di affidare definitivamente il bambino a quella famiglia.
Questi sono solo alcuni dei passaggi fondamentali quando si intraprende il percorso di adozione di un bambino. Per il resto gli elementi principali che facilitano il successo dell’adozione sono tanto amore e tanta convinzione della scelta fatta da parte dei futuri genitori.