Robert Capa in color, dalla Grande Guerra alla moda

Il 31 gennaio a New York presso l’International Center of Photography, e fino al 4 maggio, nel cuore di Manhattan, è stata inaugurata la mostra Capa in Color, curata da Cynthia Young, che celebra il famoso fotogiornalista Robert Capa, nato in Ungheria nel 1913, del quale ricorreva il centenario della nascita lo scorso 22 ottobre.
Comprende oltre 100 immagini, dai primi scatti della II Guerra mondiale, attraverso le serie del leggendario viaggio in Russia con John Steinbeck, a quello in Israele tra il 1949 e ’50, al servizio in Indocina, così come gli scatti della casa delle vacanze di Picasso e famiglia, quelli delle battute di caccia di Ernest Hemingway e delle star di Hollywood come Ava Gardner e Humphrey Bogart, sui set cinematografici.

Nella mostra è presente anche la produzione che riguarda il mondo della moda parigina, delle vacanze di lusso di Biarritz e della Svizzera, la fotografia di viaggio e turismo, parte della produzione di Capa che certamente servì anche a salvare la sua agenzia Magnum, in momenti in cui la fotografia a colori veniva pagata molto meglio di quella in bianco e nero.
In esposizione sono anche i numeri originali delle riviste dell’epoca, i diari e la corrispondenza personale del fotografo. Per la realizzazione della mostra, dall’archivio dell’ICP di 4.200 immagini, sono state selezionate, scannerizzate e spesso riportate alla luminosità originale, quelle più significative, dato che, specie nel formato Ektrachrome, con il passare del tempo, perdono brillantezza e qualità del colore.

Capa cominciò ad usare la fotografia a colori già dal 1938. Fin dal primo momento ne fu entusiasta. A partire dal ’47 iniziò a portare con sé sempre due macchine fotografiche, una per il bianco e nero e una per il colore, fino al 1954, anno della sua scomparsa. Ma la sua opera a colori è del tutto sconosciuta.
Il fotogiornalista, definito nel ’38 da Stephan Lorant, del Picture Post, «il più grande fotografo del mondo» è considerato un maestro della fotografia di guerra in bianco e nero, noto autore di alcuni tra i più celebri servizi di Life magazine. Le sue immagini degli anni ’30 della guerra civile di Spagna, della Seconda guerra mondiale e del dopoguerra in Europa sono icone del secolo passato. Tutte in bianco e nero.

Conosciuto soprattutto per aver raccontato le principali guerre del Novecento, lavorò sempre con l’idea di poter catturare il famoso “momento decisivo”, quell’istante unico che diventa racconto utilizzando la fotografia come strumento di documentazione e registrazione (come avvenne per la controversa immagine del 1936 del soldato dell’esercito repubblicano spagnolo colpito a morte da un proiettile).
Capa era il simbolo della fotografia di storia, che suo fratello Cornell definì «concerned photography» (più o meno, «fotografia impegnata»), espressione della fotografia che raccontava la verità, l’impegno civile e politico. La produzione a colori di Capa invece non riguardava i fatti storici importanti per cui era conosciuto nel mondo. Queste serie raccontavano storie di quotidianità, di costume e vita comune. E quindi erano viste con scetticismo.
In generale poi, il connubio tra fotogiornalismo e colore è stato visto per lungo tempo con un certo sospetto. Il colore fino agli anni ’60 era considerato proprio della fotografia amatorial e pubblicitaria. Rappresentava la fotografia delle riviste di intrattenimento del dopo-guerra, del glamour, della moda.

Dopo la sua morte, questa parte della sua produzione fu completamente trascurata dalla critica, per diversi motivi e completamente dimenticata.
Una speciale attenzione alla produzione a colori di Capa era quindi, a questo punto, più che dovuta.

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