Prima hanno annunciato dove, ora finalmente si sa anche quando: intorno a metà febbraio, probabilmente l’undici, la nave americana Cape Ray attraccherà a Gioia Tauro per distruggere le armi chimiche provenienti dalla Siria. Con l’aiuto di due cargo, il convoglio navale partirà dal porto di Latakia e viaggerà scortato da una flotta di navi militari danesi, norvegesi, russe e cinesi.
Ad annunciare la notizia è il responsabile del ministero degli Esteri russo, Mikhail Ulyanov, ma lo aveva anticipato anche il Pentagono. Peccato che, oltre alla conferma del periodo, il ministro russo abbia anche affermato che servirebbe un miracolo “per completare l’operazione di smantellamento dell’arsenale chimico siriano entro il 2014“.
Il problema sta nel ritardo con cui in Siria si procede all’operazione di caricamento degli agenti chimici, ritardo per cui si corre il rischio di “annullare fasi pianificate dell’operazione“.
Furia dagli Stati Uniti: secondo il segretario di stato americano John Kerry, tutta questa lentezza “è inaccettabile“. Ma sembrano avere fretta anche dalla Russia: “preferiremmo certamente che i siriani facessero il possibile per fare presto. Ma sono solo loro che possono decidere quando spostare le armi in maniera sicura“, risponde il capo della diplomazia russa Seghiei Lavrov; la colpa sarebbe dunque delle condizioni del territorio siriano, ma non manca un’accusa neanche troppo velata ai Paesi occidentali, colpevoli secondo Lavrov di non aver fornito “i mezzi e le attrezzature necessarie” per procede ad un’operazione talmente tanto delicata da aver provocato preoccupazione anche in Italia.
Fatto sta che finora sono state caricate solo cinquantaquattro tonnellate di materiale chimico, corrispondenti a neanche il cinque percento del totale – secondo le stime del capo del Pentagono, Chuck Hagel. Il materiale è stato trasportato sui due cargo Taiko ed Ark Futura, in due operazioni precedenti, ma ancora non si tratta del carico destinato a Gioia Tauro.
Dunque è probabile che la Cape Ray si presenti all’appuntamento prima che arrivino le armi da distruggere. Per ora calabresi che hanno dovuto accollarsi l’onere di fare da padroni di casa non possono che esserne contenti, ma forse ci sarà più gusto a cantare vittoria quando le armi cesseranno di rappresentare un pericolo tanto in Siria quanto a Gioia Tauro.