Per quanto uno possa sostenere il contrario, non c’è niente da fare: lo sport non finirà mai di stupire. E’ questa la ragione per cui anche quando l’ago della bilancia sembra pendere chiaramente verso uno dei due piatti, tutto può sorprendentemente cambiare. Così è stato per questo Super Bowl, il numero XLVIII (48), che questa notte ci ha mostrato come una squadra estremamente quotata alla vittoria, i Denver Broncos, possa crollare incomprensibilmente di fronte ad un avversario che sulla carta non sarebbe potuto essere alla sua altezza.
Il calcio d’apertura è di Seattle. Anche se la palla, raccolta da Holliday in End Zone, non è di quelle ritornabili, il giocatore degli special team decide di avanzare il pallone incontrando presto il muro difensivo dei Seahawks. La prima azione della finale NFL 2014 dovrà essere giocata dalle 11 yards della metà campo dei Broncos.
Scende in campo Peyton Manning. Il suo attacco, uno dei più temibili della storia del football, è atteso da tutti gli appassionati del globo. Unico Quarter back della lega autorizzato a cambiare a piacimento gli schemi di gioco sulla linea di scrimmage, Peyton varia come di consueto l’azione assegnatagli dal suo coach. Un’incomprensione con il Centro porta però ad uno snap sbagliato e dopo 15 secondi questa partita è già nella storia: è la prima volta che in un Super Bowl l’azione iniziale risulta in una “Safety”.
2-0 per i Sehawks.
Quando l’attacco di Seattle scende in campo è infervorato dall’entusiasmo dell’imprevedibile circostanza. Con schemi inconsueti ed efficaci (come le “End Around”), l’attacco di Russell Wilson si porta in Red Zone, ma proprio lì viene costretto al calcio piazzato dalla difesa di Denver. La realizzazione ha successo e i Seahawks si portano sullo 5 – 0.
Se a questo punto ci si sarebbe aspettati una reazione da parte di Denver, l’intercetto subito da Manning non è potuto essere che un nuovo schiaffo per i tifosi dei Broncos. Chancelor riconsegna la palla ai suoi; Wilson torna in cabina di regia. Il coach di Seattle, Pete Carroll, cerca di farsi spazio tra i difensori avversari facendo correre il pallone al suo uomo di fiducia, Marshawn Lynch. L’insuccesso momentaneo del gioco di terra lo porta però ad optare per gli schemi di lancio e a scoprire che la chiave del gioco risiede proprio nel suo giovane QB. Wilson viene così chiamato più volte ad effettuare passaggi la cui efficacia risulta indiscutibile. Anche se sembra essere tutto facile per il leader Blu – Verde, giunto ancora una volta in Red Zone l’attacco di Seattle non può far altro che rassegnarsi a calciare nuovamente. Seattle 8 – Denver 0.
La palla torna a Manning. L’attacco Blu – Arancio, irriconoscibile, non riesce a trovar le giuste soluzioni. Dopo 3 tentativi i Broncos sono di nuovo costretti ad optare per il Punt.
Nuova gestione Wilson. La squadra della West Coast avanza, questa volta senza incontrare intoppi. In questo drive il gioco di corsa di Marshawn Lynch sembra funzionare e la conferma arriva quando il Running back riesce a capitalizzare un Touch Down di corsa (dopo aver segnato un TD nell’azione precedente senza che però questo gli fosse riconosciuto).
Si procede ad un nuovo Kick off. Denver sembra aver trovato il carattere giusto per avanzare il pallone fino all’area di meta di Seattle e mette a segno una serie positiva di lanci. L’illusione dura tuttavia molto poco: su un passaggio sporcato da un compagno di squadra, Smith intercetta la palla lanciata da Manning e ritorna direttamente in End Zone. Con la trasformazione realizzata il divario sul tabellone aumenta ulteriormente: Seattle 15 – Denver 0. Inutile il successivo drive delle maglie arancioni che non costruiscono nulla prima dello scadere del secondo quarto.
A riempire i 15 minuti dell’Half Time ci pensano i già annunciati Bruno Mars ed i Red Hot Chilly Pepper (anche se lo show di questi ultimi si può quasi considerare un’apparizione di contorno allo splendido Show del cantante di Honolulul).
L’apertura del terzo quarto vede i Broncos calciare la palla consegnandola ai Seahawks. Incaricato del ritorno è Percy Harvin (rientrato stasera dopo i suoi molti infortuni). Come il primo quarto, che si era con una shoccante safety, anche il terzo periodo si apre con una giocata da brividi: il ritornatore riceve il pallone dopo un rimbalzo favorevole. La squadra speciale di Denver, ormai fuori posizione, nulla può contro il giocatore avversario. Harvin legge bene il gioco e con freddezza fa le scelte giuste, percorre tutto il campo e segna un TD che chiarisce molto bene in che direzione procederà l’incontro.
Con il punteggio sul 29 a 0 per Seattle, le telecamere non possono che indugiare sugli occhi di Manning. Il leader dei Broncos ha uno sguardo perso, uno sguardo il cui messaggio non può che riflettersi nel gioco della sua squadra. Palloni persi, corse non riuscite ed il passo successivo non può che essere un’altro cambio di possesso.
Wilson scende nuovamente in campo. E’ visibilmente tranquillo; padrone della situazione. Il risultato gli da sicurezza. E’ lucido nelle sue scelte. Il giovane QB esegue passaggi facili; produce completi che, uniti alle corse di Lynch, fanno avanzare i Seahawks a tambur battente. Una giocata dopo l’altra la difesa di Denver cerca di sistemarsi, ma a sorprenderla sono gli exploit dello stesso QB che più volte sceglie di correre il pallone alla mano, sbilanciando il gioco degli avversari. Nonostante ciò, per la prima volta la difesa di Denver riesce a fermare l’avversario e riconquista il possesso dell’ovale.
Sotto di 29 punti viene da chiedersi cosa possa fare Manning per cambiare il corso degli eventi. Ancora una volta sembra che i Broncos si stiano per riprendere ma ecco che Demaryous Thomas, selezionato da Manning per un passaggio (ricevuto), perde il controllo della palla sul colpo di Maxwell. L’ovale finisce sul terreno di gioco e, nessuna sorpresa, è nuovamente Seattle ad impossessarsene grazie a Smith.
Siamo a 7 minuti dal termine del terzo periodo. Risulta oramai evidente che un’ennesimo TD di Seattle determinerebbe una volta e per tutte la conclusione del match. E’ questa la ragione per cui la spettacolare segnatura di Kearse, che rompe tre placcaggi prima di entrare nell’end zone avversaria, esalta e contemporaneamente delude. Nessuno mai vorrebbe vedere una finale priva di suspance. Ora il punteggio è 36 – 0 in favore di Seattle. La partita è chiusa. A poco serve il Touch Down di D.Thomas (che con una splendida ricezione evita alla sua squadra di essere l’unica franchigia mai lasciata a “0” in un Super Bowl); poco conta la trasformazione da due punti realizzata da Welker. E’ tardi.
Non ancora vinti, i Broncos scelgono di andare per l’onside kick. Un eventuale recupero di palla (per chi crede nel Dio Manning) potrebbe rimettere tutto in discussione. La statistica però è chiara: solo un calcio su 10 di questo tipo viene recuperato dalla squadra calciante e non è questo il caso. Seattle riceve palla sulle 45 yard di Denver. Poche azioni dopo è Baldwin (imbeccato da un passaggio di Wilson) a portare altri 6 punti sul tabellone in favore di Seattle. I punti di distacco sono di nuovo 35.
Ancora errori e giocate sprecate a segnare il finale di gara della squadra blu – arancio. Un nuovo fumble di Manning e per Seattle c’è addirittura tempo per far entrare le riserve. Persino Tarvaris Jackson (chi lo avrebbe mai detto) ha avuto modo di giocare (e vincere) un Super Bowl.
Abbiamo assistito ad una partita a senso unico, nella quale Seattle ed in particolare la sua difesa, così come avevamo preannunciato, ha dimostrato di essere praticamente imbattibile. Una partita che segna la storia della NFL perché conferisce ai Seahawks il primo titolo della loro franchigia, arricchito dal merito di essere la prima squadra ad aver messo a segno una safety, un intercetto ritornato e un kick off return in uno stesso Super Bowl.
Rimane l’incredulità di aver visto uno dei primi 5 QB della storia, un QB che nonostante la sconfitta ha segnato il record per maggior numero di completi (35) in una finale NFL, essere completamente annullato dall’avversario. E’ questo quello che succede quando ci si trova a giocare contro una squadra il cui collettivo vale infinitamente di più di un solo reparto; quello che accade quando l’unione (senza voler scadere in luoghi comuni) fa la forza.
MVP dell’incontro è Malcolm Smith. Il Line backer (evento raro un “Valuable Player” nel suo ruolo) con il suo intercetto, il suo fumble recuperato e i suoi 9 placcaggi (di cui 4 in assist) è stato sicuramente uno dei giocatori che ha determinato maggiormente l’inerzia dell’incontro.
Onore al merito dunque. I Seattle Seahawks sono meritatamente i nuovi campioni del mondo.