Il rogo diventa un simbolo, la risposta dei Cinque Stelle ad Augias

Negli ultimi giorni di accuse da e per i Cinque Stelle ne sono volate parecchie. Esiste però un confine sottile oltre il quale l’insulto smette di essere una parola e si trasforma in simbolo: il rogo di un libro, per esempio.
Francesco Neri, attivista Cinque stelle a Zagarolo, potrebbe non essersene reso conto quando ha dato alle fiamme l’ultimo libro di Corrado Augias.
O forse era proprio quello che si aspettava: un incendio che dal libro sarebbe divampato sul web e, da lì, nelle case degli italiani. Ma sapeva che in questo modo sarebbe stato ancora più facile avallare la tesi di Augias?

Il casus belli sono state le parole del giornalista e scrittore, prima in una lettera a Repubblica e poi durante il programma TV “Le invasioni barbariche”, con cui accusava i grillini di imitare inconsapevolmente gli atteggiamenti degli squadristi anni Venti. L’accento è posto proprio su quell'”inconsapevolmente”: sono più pericolosi i neofascisti dichiarati, si chiede Augias, o queste “marionette” che si ritrovano ad imitarne i comportamenti senza rendersi conto che la loro violenza sono qualcosa di già noto al nostro Paese?

Lei è fascista, sig. Augias. Ha posto il suo sapere e il suo ben parlare al servizio della menzogna, funzionale al mantenimento del suo status economico e sociale. E chi è in difficoltà, chi è disperato, chi non ha lavoro, chi non ha niente, si arrangi. Io, che non rappresento altri che me stesso, con tutti i limiti del caso, non sono d’accordo“, scrive Neri sul suo profilo facebook, lo stesso in cui ha dichiarato il rogo.

Ma vedere un libro che si contorce tra le fiamme non può non far male. Indicativo è il fatto che, nei commenti al post del signor Neri, anche diversi Cinque Stelle abbiano condannato il gesto. Perché bruciare un libro non può essere una semplice manifestazione di rabbia, bensì presuppone un ragionamento. Bruciare un libro significa rigettare non solo le tesi che esso contiene – poco rilevanti, nello specifico: si trattava de “I segreti d’Italia”, un innocente viaggio nella storia del nostro Paese-, ma anzitutto rifiutare l’autore che l’ha scritto. Vuol dire chiudersi ad un eventuale confronto. E, da che mondo è mondo, il pane della democrazia è proprio il confronto.

Non è un caso che la pratica dei roghi di libri sia particolarmente amata dai dittatori di ogni epoca, da Hitler e i suoi tristemente noti Bücherverbrennungen della Germania nazista a Menéndez in Argentina, passando per il Cile di Pinochet. In realtà la lista è ancora più lunga, ma basta girare sul web – il democratico web, cavallo di battaglia dei grillini – per avere una visuale completa.

Io amo i libri, me ne circondo, da sempre. Amo i libri perché sono il simbolo del sapere, in simboli, trasmesso. Provo profonda indignazione invece per la menzogna. E ancor di più quando questa approfitta della conoscenza per essere più incisiva. (…) La conoscenza se è finalizzata solo al nostro tornaconto personale è poco, se è finalizzata all’inganno del prossimo è il male assoluto. In quel camino io ho bruciato l’ipocrisia. Il nostro male più grande“, conclude Neri. L’attivista dunque sembra perfettamente consapevole del valore di un libro. Se non fosse che, con altrettanta consapevolezza, sembra anche essere certo di quanto chi l’ha scritto abbia raccontato solo menzogne; e che dunque il libro, sineddoche per Augias, andasse punito. Non solo: il gesto, finito in rete, esce dal privato per diventare pubblico. Una pubblica dichiarazione di non voler ascoltare altro, da parte di chi porta al petto le cinque stelle di un movimento che siede in Parlamento.

Grillo mi ha messo nella sua gogna, grazie – mi aiuta a definire l’idea di fascismo che ho in mente – che definisco inconsapevole“, twitta lo scrittore in tutta risposta. Chissà quale sarà il prossimo passo dei Cinque Stelle. A ben rifletterci, la posizione in cui Augias li ha messi consente loro di muoversi in due sole direzioni: confermare la tesi del fascismo inconscio o, al contrario, confutarla.

Gestione cookie