Super Bowl XLVIII: è tempo di scrivere la storia

Ieri ci siamo occupati del chiarire i perché delle polemiche attorno al Super Bowl XLVIII. Il tempo delle “chiacchiere” è però terminato ed è giunta l’ora di concentrarsi sulla tanto attesa partita di domani notte.

La nostra analisi non può che partire da alcune considerazioni generali sull’evento: per prima cosa va sottolineato il fatto che è solo la seconda volta negli ultimi vent’anni di football in cui assistiamo ad una finale giocata dalle squadre che erano risultate le migliori nelle due conference già alla fine della stagione regolamentare (l’ultima volta è stata nel 2009 tra i Saints e i Colts). In secondo luogo e più interessante, non avveniva dal Super Bowl XXXVII (quello disputato nel 2002 tra Raiders e Buccaneers) che a competere per il titolo fossero due squadre che in passato sono appartenute alla stessa Division e sono state quindi dirette rivali (ci riferiamo agli tra il 1977 e il 2001, durante i quali Seattle ha fatto parte del girone Ovest dell’American Football Conference, girone di cui ancora fanno parte i Broncos).

Dopo aver terminato la stagione regolamentare in discesa, Seattle ha guadagnato l’accesso ai playoff come prima squadra assoluta della NFC (National Football Conference). Il loro record di 13 – 3 è stato raggiunto grazie ad un’iniziale striscia positiva di vittorie alla quale hanno contribuito non solo il talento indiscusso del giovane Quarter back, Russell Wilson, che al suo secondo anno in NFL è stato l’unico QB della storia ad aver collezionato una media di passaggio di 101.2 (un calcolo statistico tra passaggi tentati e realizzati tenendo conto delle eventuali segnature e degli intercetti subiti, chiamato “pass rating”), ma anche il suo ricevitore di fiducia, Golden Tate (64 ricezioni per 898 yard e 5 TD) e l’enorme Marshawn Lynch (1257 yard per 12 TD), Running back letale che ha letteralmente trascinato la squadra in ogni situazione.

Se quello d’attacco è stato un buon reparto, è sicuramente l’enorme difesa di questa squadra la ragione principale delle vittorie di Seattle. Franchigia con il minor numero di yards concesse in media in una partita (273,6) e il minor numero di punti totali subiti in campionato (231), abbiamo più volte visto i Seahawks rimanere a galla e riuscire a spuntarla in situazioni complicate proprio grazie all’ottima gestione difensiva. Tra i tanti nomi del temibile reparto dai colori “Blue Navy” ed “Action Green”, per spaventare i Broncos basterebbe nominare Cliff Avril e Michael Bennett, (8 sack all’attivo per entrambi), Kam Chancellor (99 placcaggi e 3 Intercetti) o Richard Sherman (che guida la NFL con 8 intercetti per 125 yard di ritorno.

Eppure questo non avverrà e la ragione è semplice: se Seattle possiede la migliore difesa del campionato, Denver possiede il miglior attacco.

Guidato dall’intramontabile Peyton Manning, giocatore di 37 anni ancora in attività ma da tempo destinato alla Hall of Fame della NFL, il reparto offensivo dei Broncos è letteralmente da record. Mai nella storia si era assistito ad una tale produzione in termini statistici: con le sue 5.477 yard e i suoi 55 Touch Down di lancio, Manning ha segnato la migliore stagione mai registrata dalla Lega per un Quarter back. Il leader blu – arancio si posiziona secondo nella storia anche per quanto riguarda i completi (450) e il suo pass rating (115,1).

Statistiche simili preludono ad una produttività, in termini di punti, davvero spaventosa. Sono infatti ben 5 i giocatori dei Broncos con più di 10 Touch Down in stagione (anche questa una prima volta per il football americano). Stiamo parlando di Demaryus Thomas (14 TD), Erick Decker (11 TD), Wes Welker (10 TD), Julius Thomas (12 TD). A questi ricevitori di ruolo, va ad aggiungersi anche un corridore, Knowshon Moreno. Il Running back di Denver non si è solo confermato il leader della sua squadra nel gioco di corsa (per lui 1.038 yard di corsa x 10 TD) ma ha anche messo a segno 3 TD di ricezione dimostrando affidabilità nei giochi aerei.

Nel football c’è un detto: “l’attacco vende i biglietti e la difesa vince le partite”. Se ci dovessimo attenere ai luoghi comuni, oggi dovremmo dare per vincenti i Seahawks. La verità però è un’altra, cioè che dopo l’amichevole pre-stagionale (terminata 40 a 10 per Seattle) queste due squadre fino ad oggi non si sono mai incontrate. Da questo punto di vista occorre mettere in evidenza come Manning e i suoi, indipendentemente dall’avversario, non abbiano mai avuto difficoltà ad arrivare in meta e che le 3 sconfitte in stagione sono state subite da Denver solo perché la squadra avversaria era stata capace di segnare un punto in più (dei loro 30-40 punti mediamente segnati a partita). Da questo punto di vista si può tranquillamente dire che la chiave dell’incontro sia nelle mani della difesa dei Broncos e del suo coach Jack del Rio.

Ci sono ragioni per cui vorremmo veder vincere l’una o l’altra franchigia. Seattle, perché non è mai riuscita a vincere un Super Bowl, mentre una squadra come questa si meriterebbe di portare a casa il titolo anche solo per essere arrivata fin qui con una franchigia giovane e talentuosa. Denver, perché sarebbe davvero bello vedere Manning coronare la “stagione dei record” con un successo che, oltre a farlo entrare nell’olimpo, sancirebbe (come fu lo scorso anno per Ray Lewis, il capitano della difesa dei Baltimore Ravens campioni in carica) la fine della sua carriera.

Comunque esso si concluda, stiamo per assistere ad un incontro di cui si parlerà per molti, molti, molti anni. Stiamo per assistere alla Storia.

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