Stop al calciomercato, finalmente la parola torna al pallone

Calciomercato che passione. Un tempo si chiamava mercato di riparazione. Poi è diventato il mercato d’autunno e infine quello d’inverno. Quello dei fuochi d’artificio, per intenderci. Oggi è tornato ad essere ciò che era. Un’occasione per riparare agli errori commessi in estate. Le grandi deluse, Inter e Milan, si sono messe a lavoro per colmare lacune probabilmente incolmabili, la Juventus ha provato a segnare il passo aggiungendo tasselli ad un mosaico già molto competitivo, la Roma ha operato con l’intelligenza che da qualche anno (sottolineo da qualche anno) la contraddistingue, il Napoli ha apparentemente deluso le aspettative, le squadre invischiate nella lotta per non retrocedere hanno fatto il possibile, e in alcuni casi l’impossibile, vedi il Sassuolo, che ha chiuso il mercato da protagonista assoluto.

La Juventus non aveva bisogno di grossi ritocchi, semmai di cedere qualche scontento. Vucinic, dopo aver tirato, a modo suo e cioè con qualche indolenza, la carretta per qualche anno, aveva bisogno di trovare altri stimoli. Quagliarella stava bene a Torino, ma la Società avrebbe preferito fare cassa con il suo cartellino. Alla fine, per ragioni diverse, sono rimasti entrambi. Per la gioia di Conte e il disappunto di Marotta. A loro si aggiunge, con un look discutibile, più da star che da calciatore, Osvaldo, utile nella misura in cui si è deciso di non fare più affidamento ad uno dei due sopracitati bomber. Osvaldo è italiano, motivato perché potrebbe giocarsi un posto al mondiale, ottima alternativa per far fiatare Llorente, vero grande acquisto dell’estate juventina. Non è famoso per il suo spirito di gruppo (per informazioni chiedere a Roma e a Southempton) e in passato ha creato più di un problema nello spogliatoio, ma con Conte non dovrebbe avere vita facile. Dopo Borriello, Anelka e Llorente la Vecchia Signora conferma la propria propensione verso i Toy Boys.

Il Milan esce dal mercato senza aver colmato la lacuna difensiva. Serviva un centrale, e un centrale non è arrivato. In compenso sono arrivati l’impronunciabile Taarabt (tutti fanno finta di conoscerlo, pochi sanno chi è) e l’evergreen Essien. Anche in via Turati confermano la propria vocazione al nome di grido. Dieci anni fa Essien era considerato uno dei migliori centrocampisti del mondo, tanto che il Chealsea sborsò una cifra spropositata, ma giustificata, per lui. Dieci anni fa, appunto. L’Inter esce da questo mercato frastornata ma felice. Guarin è rimasto, Ranocchia forse andrà via nei prossimi giorni (il mercato turco dura ancora 48 ore), la punta non è arrivata, in compenso è andato via Belfodil, a Livorno. Inizio da qui: sono stati spesi diversi denari per acquistare Belfodil e Icardi che al momento non valgono un quarto di Cassano. Hai voglia a riparare. L’Inter prova a ripartire da un buon D’Ambrosio (si ricordi però che la fascia di San Siro scotta per tutti) e dalla ciliegina Hernanes. Cilegina perché può rendere gustosissima una torta, a patto che quella torta non sia condita già con gli ingredienti sbagliati. Ora tocca allo chef Mazzarri, a patto che metta da parte le scuse.

Ci si aspettava di più dal Napoli, ma Benitez sembra sapere il fatto suo. In pochi avrebbero scommesso su Callejon questa estate, in molti stanno sottovalutando l’acquisto di Jorginho, un centrocampista che può diventare un top player, vera rivelazione del nostro campionato. Per quanto mi riguarda Benitez è promosso. Promossa anche la Roma: adesso, dopo 3 anni, inizio a capire il senso della parola progetto. Quel progetto iniziato con Luis Enrique e continuato con Zeman e che oggi inizia lentamente a portare i frutti con il lavoro meticoloso di Garcia. Il calcio dimentica troppo in fretta chi non vince subito. Quel progetto pensato e portato avanti tra mille difficoltà dal bravissimo Sabatini. Nainggolan è un super acquisto, Bastos anche, Paredes e Sanabria qualcosa di più di due promesse. Prende forma una squadra di giovanissimi talenti, con una media età tra le più basse in Europa e con degli ingaggi sostenibili. Un modello europeo che paga ancora scelte del passato. Vedi il contratto di De Rossi, al momento il giocatore più pagato del campionato italiano (6 milioni) e di fatto difficilmente cedibile. Non solo per l’amore (indiscutibile, sia chiaro) verso la maglia.

La Lazio potrebbe pagare la cessione di Hernanes, soprattutto in chiave ambientale. Non basterà il ritorno di Mauri, mentre l’acquisto di Postiga è tutto da valutare. Il Parma ha spostato diversi uomini senza cambiare davvero nulla, a Firenze manca un difensore mentre l’acquisto di Matri mi sembra un’operazione molto sagace. Occhio anche a lui in chiave Mondiale. Bravo il Bologna a trattenere Diamanti, qualcosa di più di un un giocatore decisivo per le sorti felsinee. Arriva il secondo finlandese della storia sotto le due torri, si chiama Friberg. Il primo fu Mika Aaltonen, uno dei più grandi bidoni che il nostro campionato ricordi. In bocca a lupo.

In coda da sottolineare la performance del Sassuolo che dopo aver cambiato allenatore, ha cambiato praticamente anche la squadra mettendo a segno 11 acquisti. il calcio è cambiato, oggi si va dove ci sono i soldi e a Sassuolo ci sono. Importanti gli innesti di Manfredini, Cannavaro, Sansone, Floccari, e Sanabria dalla Roma. Una squadra da Europa League praticamente. Attenzione però. Spesso cambiare così tanto non è cosa buona e giusta di questi tempi. Il Sassuolo rischia di perder lo spirito di gruppo, l’anima della squadra arrivata in A e perdersi alla ricerca dell’amalgama di un gruppo da ricostruire, in fretta. Al buon Malesani l’arduo compito: salvarsi è un obbligo adesso.

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