Il caso di Di Battista, da deputato a star della tv

Nelle ultime settimane una nuova star sta solcando i mari della televisione italiana: si chiama Alessandro Di Battista e, che gli piaccia o no la definizione, di professione fa il politico. Apprezzato dalle donne e letteralmente idolatrato dal popolo grillino della rete, la figura del Dibba (ribattezzato così dai fan) ha scalzato sul piccolo schermo persino quella di Matteo Renzi.

Perchè da Servizio Pubblico a Le invasioni barbariche, le ospitate di Di Battista stanno per diventare, nel giro di pochissimo tempo, una costante nel panorama televisivo nostrano, quasi come quelle di un Morelli o un Mughini. Proprio nella puntata di ieri sera del programma condotto da Daria Bignardi su La7, il Dibba ha fatto sfoggio delle proprie capacità dialettiche, specie nel momento in cui l’argomento di discussione si sposta sulla proposta di legge elettorale avanzata da Renzi e Berlusconi, ribattezzata dal deputato pentastellato Schifezzellum.

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Il tono pacato e regolare di Di Battista non maschera a sufficienza tuttavia l’approccio semplicistico (di stampo squisitamente grillino) nei confronti di questioni sociali, economiche e politiche.
Ma il suo talento si manifesta proprio quando trasforma la riserva avanzata dalla Bignardi (sul suo modo di esprimersi semplificatore) in un assist per esprimere l’ennesimo pensiero che la gente vuole sentire: la gente (il bidello dell’esempio citato) è buona, i politici (Renzi e Berlusconi, i condannati) sono cattivi. Standing ovation da parte del pubblico. Di risposte accettabili nel concreto alle domande poste dalla conduttrice de Le invasioni barbariche, nemmeno l’ombra. Poco importa però, perchè Di Battista sa come parlare allo stomaco del popolo.

Desta anche perplessità constatare la vera e propria invasione (quasi una sovraesposizione) del deputato M5S sui talk-show di questi ultimi giorni, in qualità di rappresentante del movimento grillino: lo stesso Grillo in tempi non sospetti aveva dichiarato guerra e boicottaggio ai talk-show, colpevoli di incastrare i partecipanti al dibattito con domande tendenziose poste da professionisti in malafede e asserviti al potere. Ricordate in proposito il caso del senatore Mastrangeli, che rischiò l’espulsione dal partito a causa della partecipazione a Pomeriggio 5? Legittimo dunque domandarsi se l’effettiva inversione di tendenza non sia dovuta ad un calo nei sondaggi relativi ai dati del MoVimento.

E quale miglior volto, se non quello pulito e innocente di Alessandro Di Battista, per entrare in casa degli italiani dalla porta di servizio e far capir ancora una volta che i pentastellati sono dalla parte delle gente, dalla parte dei buoni? Di Battista da questo punto di vista rasenta la perfezione: è il rappresentante del nuovo fanciullino creato dalla nuova coscienza collettiva di matrice grillina. La sua invidiabile capacità d’affabulazione si applica puntualmente ai contenuti espressi, tendenti sempre fra il bianco e il nero. I suoi modi da paladino della legalità e della purezza, spogliati degli eccessi di Grillo, permettono anche di far breccia nel giudizio degli indecisi, di chi fino ad oggi non si è ancora fatto un’idea precisa a proposito di ciò che il MoVimento incarna.

Con un attraente modus operandi, simile a quello di un altro sostenitore (meno schierato) del M5S, Andrea Scanzi, che si manifesta un giorno sì un giorno no, attraverso il blog sul Fatto Quotidiano e la sua pagina Facebook, l’obiettivo di Di Battista sembra essere tuttavia lo stesso che il movimento grillino ha perseguito sin dagli albori: cavalcare l’onda del malcontento popolare a colpi di semplificazioni, giudizi sprezzanti e rigetto delle colonne della democrazia.

Ecco perché, nonostante l’apparenza da idealista e sognatore, la sostanza che emerge dal Dibba-tv-pensiero ci fa capire una cosa: Di Battista non è che l’ennesima arma al servizio della componente più forte del M5S, la pars destruens.

[PHOTO CREDITS: Le invasioni barbariche, La7]

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