Caos a Montecitorio. Da quando, l’altro ieri, la presidente della Camera Laura Boldrini ha dovuto far ricorso alla cosiddetta “ghigliottina“, i deputati del MoVimento 5 Stelle hanno dato luogo ad una protesta sfociata nella violenza, i cui effetti non si sono ancora sopiti a distanza di giorni.
Il M5S non molla. Al contrario, è determinato a sollevare un conflitto di attribuzione nei confronti della Boldrini e dei presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia. I pentastellati vogliono vedere annullate le ultime votazioni sul dl carceri, sulla legge elettorale e, pomo della discordia, sul decreto Bankitalia.
Il dl IMU-Bankitalia, che prevede l’abolizione della seconda rata sulla casa e l’introduzione della mini-IMU, oltre all’aumento di capitale della Banca d’Italia mediante l’acquisto di alcune quote da parte di banche e imprese di assicurazione, sarebbe scaduto allo scoccare della mezzanotte di mercoledì scorso; i Cinque Stelle hanno dunque fatto ostruzionismo con centosessantaquattro iscrizioni a parlare, sperando così di perdere abbastanza tempo ed evitare la conversione del decreto. È stato a quel punto che la Boldrini si è risolta per uno stratagemma mai usato prima, interrompendo gli interventi dei deputati e passando direttamente alle votazioni.
Del decreto i Cinque Stelle contestavano la parte relativa alle quote di Bankitalia che sarebbero finite nelle mani “perlopiù di banche e assicurazioni”. Era stata avanzata la proposta di trattare solo il provvedimento che avrebbe eliminato l’Imu, ma i tempi stringevano: alla fine, il testo è passato con 236 sì e 29 no.
In realtà, il Tesoro in una nota ha precisato che “la polemica politica ha spesso preso il sopravvento sulla realtà dei fatti così che alcuni interventi hanno prospettato effetti del provvedimento del tutto fantasiosi e infondati“, e che “nessun regalo è stato fatto alle banche, perché la rivalutazione del capitale e una più equilibrata ripartizione delle quote di partecipazione alla Banca d’Italia non comportano alcun onere per lo Stato“.
È stato il caos. Il peggio sembrava essere stato raggiunto con gli insulti di Sorial al presidente della Repubblica Napolitano, ma questo “record2 è stato di gran lunga superato: i grillini sono scesi dai seggi urlando e fischiando, mentre alcuni di loro si sono imbavagliati la bocca e un tricolore ha cominciato a sventolare, senza che nessuno riuscisse a riportare l’ordine in aula. La deputata Cinque Stelle Loredana Lupo è stata raggiunta da uno schiaffo, prima negato dal reo, ma in seguito riconosciuto: “rivedendo le immagini sento la necessità, anche in virtù del mio ruolo di questore della Camera, di scusarmi con la deputata del M5S, Loredana Lupo, che ho involontariamente colpito, nel tentativo di impedire a lei e ai suoi colleghi di avventarsi, con furia, contro il tavolo della presidenza“, ha spiegato il questore della Camera Stefano Dambruoso.
Ma la tensione è ancora alta, tanto che ieri sera le porte a vetri blindate degli uffici di Laura Boldrini a Montecitorio erano ancora chiuse a chiave. Non era mai successo nella storia della Repubblica.
Per i più, la situazione ha oltrepassato i limiti della decenza. Il caos degli ultimi due giorni ha fatto volare accuse di fascismo da uno schieramento all’altro: in altre parole, negazione della democrazia. Da una parte i Cinque Stelle che, con il loro ostruzionismo, volevano negare la votazione di un decreto all’ordine del giorno; dall’altra, una Presidente della Camera che si trova a doverli scavalcare.
Se non fosse che la bagarre è proseguita: nella sala stampa della Camera, ieri alcuni deputati grillini hanno impedito al capogruppo Pd Roberto Speranza di rilasciare le sue dichiarazioni davanti alle telecamere. “Se quello che è successo questa mattina in sala stampa è contro le regole si potevano chiamare i Commessi. Ci si poteva appellare per mancanza di rispetto delle regole“, si limita a replicare il deputato pentastellato nonché vicepresidente della Camera Luigi di Maio.
“È intollerabile ed evoca tristi memorie che i deputati di M5S abbiamo impedito ad altro deputati di essere intervistato, e dunque ai giornalisti di esercitare ala Camera il diritto-dovere di informare” commenta la presidente Boldrini. “Abbiamo assistito in quest’Aula – aveva dichiarato poco prima – a comportamenti e episodi gravissimi, del tutto estranei a ogni cultura istituzionale ed a ogni prassi democratica. A tutti chiedo un comportamento consono all’Aula parlamentare e di non ostacolare i lavori del Parlamento“.
Sempre ieri mattina, i deputati del MoVimento hanno occupato l’aula in cui era in esame il dl carceri. La presidente Donatella Ferranti ha comunque proseguito con le votazioni, dopo aver cambiato sede d’esame. Il dl ha dunque ottenuto il nullaosta, con gli emendamenti tutti respinti per l’Aula.
Altrove, si è optato per la strategia opposta e i Cinque Stelle non si sono presentati né al Senato (dove era in corso la discussone generale del dl Delega fiscale) né alla Camera, dove in tre si sono presentati solo per protestare riguardo i fatti appena narrati.