India: Google sotto processo per responsabilità oggettiva dei contenuti pubblicati

La Corte Suprema dell’India non ha ancora espresso una sentenza su Google e la responsabilità del motore di ricerca riguardo ai contenuti pubblicati dai suoi utenti.

Il processo è iniziato tre anni fa, quando ben 21 motori di ricerca sono stati citati in giudizio per aver permesso la pubblicazione di materiali ritenuti offensivi per il governo e le autorità locali. Il giornalista Vinay Rai è uno dei principali accusatori. Dopo aver ricordato l’Information Technology Act del 2008, secondo la quale i mezzi di comunicazione sono responsabili dei loro contenuti, ha citato uno dei commenti incriminati pubblicati su blogspot.com. Il giornalista ha così aggiunto «Google, Facebook e altri siti internet sono i garanti delle pubblicazioni dei loro utenti, poiché ogni mezzo di comunicazione ha l’obbligo di conformarsi alle leggi nazionali dei vari paesi».

Il governo indiano, rappresentato da Surehi Kai, giudice dell’Alta Corte di Delhi ha iniziato una politica repressiva contro i motori di ricerca «per l’interesse dell’armonia e del benessere della nazionale». Nel 2011 ha istituito una commissione «con facoltà di sanzionare penalmente le aziende incapaci di eliminare e cancellare i contenuti i contenuti pericolosi». Nel 2012 ha inoltre iniziato una serie di arresti ai danni di persone che avevano manifestato sulla loro pagina personale digitale un’opinione contraria all’azione di governo. Sono stati incarcerati anche i fondatori di gruppi dove era comparso un commento discorde alla politica di governo.

Google sta difendendo i suoi utenti, ingiustamente arrestati, mostrando l’importanza di un libero confronto. I legali della società del Mountain View, insieme ai ricercatori informatici inoltre stanno mostrando come «sia e sempre sarà umanamente e tecnologicamente impossibile controllare in rete oltre 150 milioni di utenti indiani, considerato che il dato è destinato a quadruplicare nel 2020».

Erick Schmidt, CEO della Mountain View, dichiara di non essere preoccupato circa l’esito della causa: «Non ho mai visto un singola nazione dove la situazione sia peggiorata in seguito all’arrivo di Internet, soprattutto se è un paese emergente».

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