Gli scienziati naturalisti hanno da sempre preso in considerazione come oggetto di ricerca l’affascinante mondo acquatico e in particolar modo tutto ciò che era inerente ai delfini, animali appartenenti alla classe dei mammiferi.
Sin dal 1930 il principale quesito posto dagli studiosi di tutto il mondo è: “perché i delfini possono nuotare così velocemente?”
Secondo le numerose ricerche iniziali i loro muscoli non sarebbero in grado di poter generare spinte così incisive da poter generare le velocità assai elevate a cui siamo abituati ad assistere.
Il biologo marino Frank Pesce, docente presso la West Chester Univesity della Pennsylvania è riuscito a risolvere l’annosa questione.
I delfini, le cui specie più conosciute e osservate per questa ricerca sono il Tursiope e il Delphinus delphis, producono la potenza necessaria per nuotare velocemente attraverso le loro code.
Attraverso un breve excursus storico-scientifico è possibile prendere in considerazione come sin dal 1936 il ricercatore britannico, Sir James Gray, abbia condotto studi inerenti il nuoto dei delfini. Egli aveva osservato come un Tursiope possa nuotare intorno ad una nave di 33 piedi, circa 10 metri, in sette secondi. Non riuscì a trovare spiegazioni plausibili e le ricerche continuarono sino ad oggi.
Nel corso degli anni numerose teorie, inverosimili, si sono susseguite crogiolandosi sulla difficoltà della raccolta dati inerenti la diretta misurazione della forza dei delfini prodotta durante il movimento.
Ottenere questo tipo di dati ha richiesto agli scienziati costanza e caparbietà, comportando l’evoluzione di nuovi metodi di osservazione.
Il Professor Pesce ha spiegato che per misurare la forza prodotta bisogna mettere nell’acqua particelle visibili, come le minuscole perle di vetro che vengono utilizzate per gli esperimenti d’ingegneria, illuminate con luce laser, e filmarle, in maniera tale da poterle analizzare in un secondo momento.
Il movimento dell’acqua causerà la spinta delle perle e sarà quindi facile per gli esperti determinare con certezza le forze vettoriali generate.
Insieme al professor Timothy Wei, professore presso l’Università del Nebraska, sono riusciti ad ottenere dei risultati soddisfacenti che svelano ufficialmente l’informazione sino ad oggi sconosciuta della velocità di questi mammiferi d’acqua.
La loro teoria afferma che è nella loro coda, flessibile, potente simile ad un motore e al contempo ad un timone, il segreto della loro velocità.