Pelle scura e occhi blu, così era l’uomo del Mesolitico

La BranaArintero in Valdelugueros, nel Nord della Spagna: qui sono stati ritrovati, nel 2006, i resti di due cacciatori del Mesolitico. Nel 2013 quegli stessi resti sono in grado di darci risposte riguardo lo sviluppo del patrimonio genetico delle popolazioni attuali.

Pelle scura e occhi azzurri, così lo studio condotto dal professor Carles Lalueza-Fox, dell’Istituto di Biologia Evolutiva di Barcellona, descrive gli uomini di settemila anni fa. Tratti misti che indicano “una continuità genetica nelle popolazioni dell’Eurasia centrale e occidentale“, come afferma lo stesso Lalueza.

Lo studio effettuato sul Dna estrapolato dal dente di uno dei due primitivi ritrovati, ha rivelato come le pratiche, giunte dal Medio Oriente e concernenti l’agricoltura e l’allevamento, abbiano prodotto un adattamento genetico delle popolazioni.

La sorpresa più grande – osserva Lalueza-Fox – è stata scoprire che questa persona possedeva versioni dei geni africani che determinano la pigmentazione della pelle, il che indica che aveva la pelle scura, anche se non possiamo stabilire l’esatta tonalità“. Una sorpresa ancor più grande se unita al fatto che fossero presenti i geni responsabili degli occhi azzurri. Secondo questo studio infatti, questa mutazione deve essere avvenuta prima del Mesolitico, al contrario di quella della pelle, per il cui candore si deve attendere il Neolitico.

Un risultato fondamentale questo, per comprendere le nostre origini e le commistioni tra i popoli e che i nostri stessi tratti genetici descrivono alla perfezione.

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