Alluvionati e incazzati, gli emiliani fronteggiano l’alluvione sul web

Da giorni una vasta zona del modenese è sommersa dall’acqua del fiume Secchia, esondato una settimana fa travolgendo i comuni di Bastiglia, Bomporto, Modena, Camposanto, Finale Emilia, San Felice, San Prospero e Medolla.
Nomi non del tutto sconosciuti alla cronaca nazionale, loro malgrado, perché sono gli stessi colpiti dal sisma di neanche due anni fa.

Quella volta i telegiornali nazionali furono un continuo di immagini drammatiche, tanto che difficilmente gli italiani dimenticheranno il campanile tagliato a metà di Finale Emilia – ormai il simbolo della tragedia.
Stavolta, invece, con l’alluvione, i media sembrano non essere stati altrettanto solerti. Forse in nome del fenomeno niente vittime – niente audience? Qualunque sia il motivo, gli emiliani non ci stanno.
In ogni caso, sarà bene ricordarlo, c’è ancora un disperso: non si hanno infatti notizie di Giuseppe Salvioli ormai da domenica.

Nel frattempo, però, la popolazione ha imparato a cavarsela da sé. Ecco quindi nascere sui social network hashtag specifici per mantenersi continuamente aggiornati sulla situazione (espediente collaudato già da tempo, in occasione di eventi d’interesse pubblico) e gruppi su facebook in cui le informazioni più urgenti possano essere diramate in modo rapido e coinciso.

Alluvionati e Incazzati è il nome di un gruppo che raccoglie migliaia di emiliani, sfollati e non, che si organizzano per riuscire a portare quello che serve dove c’è bisogno: beni di prima necessità, attrezzi utili come stivali a tutta coscia o spingiacqua, materiale didattico per i più piccoli, ricoveri per animali e, soprattutto, informazioni.

Si esorta la popolazione a fotografare ogni danno subito, per poter ottenere un risarcimento; ma si spinge anche a partecipare alle riunioni per pianificare iniziative, coordinare i volontari e testimoniare il proprio stato, laddove si prevedono preziosissime telecamere pronte a mostrare all’Italia cosa sta realmente accadendo nel modenese.
Basta non dimenticare quanto il titolo del gruppo sia emblematico e, dunque, che gli iscritti non sono solamente “alluvionati”: c’è anche tanta rabbia tra i cittadini colpiti dall’esondazione del Secchia.

Si parla di tragedia annunciata: “chi gestisce i fiumi – ha dichiarato la presidente di Confagricoltura Modena Eugenia Bergamaschidovrebbe rapportarsi con la popolazione e con le associazioni agricole, invece da decine di anni l’argine non viene rafforzato e la manutenzione è scarsa, per non dire nulla. Così ci troviamo ad affrontare una nuova emergenza, a venti mesi dal terremoto, con nuovi problemi e danni economici ingenti“.

Stavolta il disastro si poteva evitare. Gli emiliani più che con le nutrie vere e proprie se la prendono con le “nutrie a due gambe, quelle che guadagnano diecimila euro al mese“, responsabili di non aver preso i provvedimenti necessari per rinforzare l’argine di un fiume che già più volte era stato segnalato come pericoloso dai contadini della zona.
Con la ramazza in mano, gli “Alluvionati e Incazzati” si sono rimboccati le maniche con ben poca fiducia nelle istituzioni. E forse hanno ragione.

Secondo le parole di Franco Gabrielli, capo della Protezione Civile, i soldi per far fronte all’emergenza non ci sono. “Nel momento in cui in un Paese al 26 di gennaio il fondo per l’emergenza è già esaurito, allora in tutti noi dovrebbe scattare una legittima domanda; forse siamo un po’ sfortunati perché ci sono tante emergenze e forse anche perché il Paese vive sotto il profilo della finanza pubblica un momento di particolare disagio“, ha detto Gabrielli in visita a Modena. “Mi rendo conto – aggiunge – che per chi ha due metri di acqua in casa, l’imprenditore che ha avuto il terremoto e ha provato con tutta la forza a ripartire, questi ragionamenti risultino difficili. Tutti quelli che stanno intorno a queste persone dovrebbero aiutarci a far sì che le polemiche siano il giusto, e che si riconosca se non altro lo sforzo. In questo periodo sono mancati i soldi, non l’attenzione. I cittadini di Bomporto e Bastiglia non saranno lasciati soli“.

Nel frattempo ieri sono state posate un centinaio di palancole alte dodici metri a chiudere l’argine da cui il Secchia è esondato, sperando che la situazione torni presto alla normalità.

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