Ruby era già maggiorenne ai tempi di Arcore

Karima El Mahroug, alias Ruby Rubacuori, nel 2010 era già maggiorenne. È quanto affermato in un’intervista al quotidiano Al Akhbar dal ministro della Funzione Pubblica in Marocco, Mohamed Mobdii.

Lo dichiara, in una nota, l’ex parlamentare e presidente dell’Associazione Acmid Donna, Souad Sbai. “Il ministro del governo di Rabat sostiene infatti che Karima El Mahroug sarebbe nata nel 1992 -prosegue- e che, dunque, all’epoca dei fatti per i quali il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è stato già condannato in primo grado, la ragazza sarebbe stata maggiorenne“.

Mobdii dichiara che lui stesso ha firmato l’atto di nascita di Karima El Mahroug, soprannominata “Ruby Rubacuori”, quando era responsabile di circoscrizione di Faqih Ben Saleh. Ruby, che dunque sarebbe nata nel 1992, “non era minorenne” quando ha partecipato alle serate ad Arcore con l’ex primo ministro Berlusconi e quindi lui “è innocente”.

Mobdii, al tempo parlamentare nella zona di Al Fakih Bensalih, in cui è nata e in cui abitava la famiglia di Ruby, ha affermato al quotidiano di essere stato “molto attento a conservare il file della sua nascita. Avevo paura – ha aggiunto – che venisse rubato o falsificato“.
Ho ricevuto una comunicazione dal consolato marocchino a Milano, in cui mi chiedono di spedire i documenti in una valigia diplomatica affinché non vengano esposti a una operazione di falsificazione“.

Rivolgo un appello dunque alla Procura della Repubblica – dichiara in una nota l’ex parlamentare del Pdl e presidente dell’Associazione Acmid Donna, Souad Sbai- perché intervenga per accertare la verità recuperando la documentazione originale e ascolti il ministro marocchino Mobdii. È una notizia che non va nascosta sotto il tappeto perché gli italiani vogliono conoscere la verita’ una volta per tutte su questa vicenda“.

Edmondo Bruti Liberati, procuratore della Repubblica di Milano, aveva appena annunciato l’avvio della nuova inchiesta Ruby-ter. Dopo i processi Ruby e Ruby-bis, i giudici della quarta sezione penale, che lo scorso 24 giugno hanno condannato Berlusconi a sette anni, e quelli della quinta sezione, che il 19 luglio hanno condannato Emilio Fede e Lele Mora a sette anni di reclusione e Nicole Minetti a cinque nel processo Ruby-bis.

Partendo dal presupposto che la dichiarazione di Mobdii sia veritiera, la vicenda assume un significato del tutto nuovo: l’intero processo a Silvio Berlusconi, rilevante soprattutto per il risvolto mediatico che ne è derivato, potrebbe arrivare a mancare dei presupposti per sussistere. Per quanto possano restare discutibili le abitudini di un primo ministro dedito a festini, questi resterebbero circoscritti all’interno della sua sfera privata e, dunque, da un punto di vista prettamente legale sarebbero inattaccabili.

Per anni i giudici si sono avvicendati nel far venire fuori la verità: ora che questa sembra risultare più semplice del previsto, dell’intera vicenda restano gli atti di processi presumibilmente inutili che, nel frattempo, sono state a lungo una costante delle cronache nazionali italiane.

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