Il Time si sbilancia e lo fa addirittura dedicandole la copertina. Sì, è proprio ancora lei: Hillary Clinton. Nella foto una parte della gamba di una donna con una scarpa nera, tacco non troppo alto, come piace a lei, e un uomo in giacca e cravatta che si aggrappa disperatamente a questo tacco. Campeggiano due scritte: “Can anyone stop Hillary? Come spaventare i tuoi rivali senza concorrere (ancora)“.
Infatti Hillary non ha ancora deciso se correre per le presidenziali del 2016.
Fonti autorevoli parlerebbero di una idea che aleggia in casa Clinton ma, come riporta un insider: “Quando dice che non ha deciso è perché non ha deciso“, potrebbe trattarsi di poco tempo.
La situazione è complessa o forse è così semplice da poter nascondere qualche rischio che Hillary non è pronta a correre. Cosa serve per fare il presidente degli Stati Uniti? A cosa bisogna pensare per prendere la decisione di candidarsi? Presto detto: credibilità grazie a donazioni e votanti, accesso ai media, abilità a reclutare membri competenti per il proprio staff, influenza e appoggio. Hillary potrebbe rispondere con un “Ce l’ho” a tutte queste caratteristiche. Ma allora cosa manca per completare l’album delle abilità?
Lo scorso anno Hillary in un’intervista aveva eluso risposte a riguardo posticipando una papabile decisione al 2014. Ecco perché il Time ha fatto due più due. E non è stato solo il Time. Molti colleghi della signora Clinton si sono scomodati per dire la loro come la senatrice del Massachussets Elizabeth Warren che ha ribadito di rifiutarsi di gareggiare con Hillary alle primarie. Kristen Gillibrand e Amy Klobuchar, senatrici per gli stati di New York e Minnesota, invece dichiarano che seguirebbero e supporterebbero la candidatura di Hillary. Curioso visto che proprio la Klobuchar avrebbe consistenti possibilità di diventare la prima donna presidente. Una questione di donne? Questo uno dei punti focali. Hillary in passato ha commesso l’errore di sottovalutare il potenziale dell’elettorato femminile, peraltro fortemente criticato a posteriori poiché alle primarie scelse un possibile presidente nero prima che una presidente donna.
Per i Democratici l’era post-Obama rimane un punto di domanda. A Joe Biden piacerebbe candidarsi, ma come ricorda ironicamente il Time, al suo giuramento compirebbe 74 anni e dopo Obama sarebbe quanto meno strano e impossibile. Poi le nuove leve: il governatore di New York Andrew Cuomo, quello del Massacchussets Deval Patrick o quello del Maryland Martin O’Malley. Ma Hillary li sbaraglierebbe con una sola apparizione. E infatti proprio questa carenza di competitor come si legge sul Time è: “un testamento del suo immenso potere dentro l’elettorato Democratico, che è sproporzionatamente femminile“.
“Hillary Clinton determinerà il suo destino” così ha dichiarato Adam Green, uno dei co-fondatori del Progressive Change Campaign Committee. E di fatto è la pura verità. Quello a cui pensano in molti è una possibilità che la stessa Hillary si è costruita in questi ultimi anni. Ultimamente la si vede in occasioni “particolari”: chi non ricorda la presenza dei Clinton in prima fila per il giuramento del nuovo sindaco di New York, Bill de Blasio? O a quello del neo presidente della Virginia? Due figure completamente diverse, ma che hanno in comune la benedizione clintoniana che non guasta mai. Tutti sanno che a Hillary le cose semplici non piacciono, quindi l’attesa potrebbe essere dovuta anche alla ricerca di un’esca: chi schierare contro Hillary alle primarie che non sarebbero altro che una sfida simbolica per il partito? Una passeggiata da ragazzi dalle proporzioni storiche?
Hillary conosce abbastanza il costo, il profumo e la soddisfazione della vittoria, l’amaro della sconfitta, il carico e la frustrazione che la decisione di correre verso la Casa Bianca comportano. “La sua vita come privata cittadina è diventata virtualmente indistinguibile dalla sua vita come una candidata” afferma un osservatore. Ecco perché la sua presenza è rassicurante, la sua fama, la sua storia la precedono sempre e comunque, ecco perché secondo chi è pronto a seguirla “Deve credere che può vincere“. Un organo per il finanziamento elettorale, non ufficiale, dal nome “Ready for Hillary” ha già raccolto 4 milioni di dollari grazie a piccole donazioni. Ma si è spinta oltre: ha acquistato mailing list in possesso della campagna che sostenne l’ex first lady nel 2008.
L’America è “Ready” dopo “Yes we can“?