“Possano la gioia e i buoni intenti amichevoli regnare, così che la Torcia Olimpica possa perseguire la sua via attraverso le ere, aumentando le comprensioni amichevoli tra le nazioni, per il bene di una umanità sempre più entusiasta, più coraggiosa e più pura”.
Parole del barone Pierre de Coubertin pedagogista e storico francese, fondatore dei Giochi Olimpici moderni. Era il 23 giugno 1894 e l’idea del CIO era quella di recuperare i valori degli antichi agoni ellenici.
Con il tempo la concezione amatoriale dello Spirito Olimpico decoubertiano è andata affievolendosi per lasciare spazio agli interessi politico-economici che hanno influenzato l’assegnazione e l’andamento di un evento planetario come l’Olimpiade.
Oggi, a 120 anni da quella prima riunione alla Sorbona di Parigi, il clima che veleggia in Russia per le prossime Olimpiadi Invernali di Sochi è distante non solo nel tempo, ma anche negli atteggiamenti degli attori principali della manifestazione.
Non è una novità il fatto che si arrivi con tensione alla vigilia di una rassegna a cinque cerchi e che le competizioni sportive tra atleti vengano pensate dalle superpotenze mondiali come affini alla guerra armata: la memoria richiama i fatti dell’Olimpiade estiva disputata a Monaco nel 1972: il 5 settembre, in Germania dove l’intento simbolico era celebrare la pace consolidata dopo la Seconda Guerra Mondiale i terroristi palestinesi della frangia estremista denominata “Settembre Nero” sequestrarono ed uccisero atleti israeliani. I Giochi continuarono come se niente fosse accaduto. Altro che i Giochi della consacrazione.
Questa la storia. Nel frattempo gli avvenimenti delle ultime ore, a due settimane dalla cerimonia inaugurale della competizione russa, destano ulteriore preoccupazione: è arrivata un’altra mail minatoria al Presidente del Coni, Giovanni Malagò.
Il massimo ente sportivo italiano ha confermato l’accaduto: “Una analoga è pervenuta al Cio (che minimizza l’accaduto) e ad altri Comitati Olimpici, ma abbiamo fiducia nella sicurezza”. Ci sarebbero inoltre dubbi sull’attendibilità del tutto. Dall’Austria sono sicuri si tratti di un falso.
Il Coni ha trasmesso il contenuto della mail alle autorità preposte alla sicurezza internazionale per il seguito di competenza e nello stesso tempo “manifesta fiducia e serenità nelle misure di sicurezza che sono state garantite dagli organizzatori al Cio, alle Federazioni Internazionali e ai Comitati Olimpici”
Ora però si deve valutare l’attendibilità di tale mail. Anche il comitato olimpico austriaco (Oeoc) ha ricevuto la minaccia, ma a Vienna l’allarme è già rientrato. “Si tratta di un fake inviato da un mittente in Israele che è stato attivo inviando minacce per diversi anni“, dice Wolfgang Eichler, portavoce dell’Oeoc, all’agenzia austriaca Apa. “Sono stati effettuati i controlli perchè il messaggio è arrivato due giorni fa“.
L’hanno presa sul serio in Ungheria. Diversi atleti ungheresi hanno ricevuto minacce anonime in inglese e in russo. Il presidente del Mob, Zsolt Borkai, ha informato della questione l’unità antiterrorismo ungherese (Tek), oltre al Comitato olimpico internazionale (Cio) e al comitato organizzatore di Sochi. Il Tek ha reso noto che sta studiando il caso e di essersi messo in contatto con gli altri comitati olimpici che hanno ricevuto minacce.
Non solo minacce terroristiche. A tenere banco sono anche i dibattiti legati ai gay e pacifisti. Sui primi, il premier Vladimir Putin rassicura: ” A Sochi le porte sono aperte a sportivi e visitatori gay“. Riguardo i pacifisti, tolleranza zero: vietato sventolare bandiere arcobaleno e a farne le spese è stato l’attivista Pavel Lebedev, arrestato durante il passaggio della fiaccola olimpica a Voronezh, località a 900km da Sochi.
Il Cremlino ha provveduto a creare un vero e proprio cordone sanitario intorno all’area dei Giochi, tale per cui non si entra né si esce dalla città olimpica senza un accurato controllo degli uomini della sicurezza né si può sperare che una cartolina con indirizzo Sochi giunga mai a destinazione, almeno fino alla fine delle Olimpiadi.
Sono, infatti, 30mila le forze dell’ordine messe in campo da Putin, oltre a quasi 2mila uomini delle Protezione Civile (ma c’è da credere che il numero totale sia inesatto e superiore). In ogni caso, a monitorare lo spazio aereo ci saranno i satelliti, i droni e gli elicotteri militari, mentre la marina presidia da tempo le acque antistanti Sochi. Persino Barack Obama si è offerto di inviare proprie navi da guerra e strumentazioni per rilevare esplosivi, a sottolineare quanto i timori si facciano sempre più concreti ogni giorno che precede l’inizio dei Giochi.
Questo basterà forse a impedire il ripetersi di un’altra Monaco ’72, quando un commando di terroristi palestinesi – Settembre Nero – riuscì a sequestrare e uccidere la squadra olimpica israeliana (il bilancio finale fu di 17 morti, compresi i terroristi e un poliziotto tedesco). Ma se Sochi è ormai una fortezza quasi impenetrabile, compito ben più arduo sarà fermare la determinazione del terrorismo islamista, che potrebbe raggiungere la capitale Mosca o altre città meno presidiate dalle forze di sicurezza, colpendo non tanto nei luoghi ma piuttosto nel momento in cui l’attenzione del mondo sarà concentrata sulle rive del Mar Nero.