Giunto il primo sì dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera alla proposta riguardante la nuova legge elettorale ribattezzata Italicum, ma subito nodi da sciogliere per Renzi dall’eterogeneo gruppo di partiti che dovrebbero appoggiarla.
Presentata una tabella ipotetica con le 150 circoscrizioni che dovrebbero andare a rappresentare i collegi elettorali, via libera da Forza Italia ma veto da parte del Pd, che le ritiene assolutamente astratte e poco fedeli alla reale geografia del Paese. Scontata la proposta di emendamenti da parte dei democratici, ma con non pochi problemi derivanti dal totale disaccordo di Berlusconi e i suoi a una delega speciale in tal senso al Ministro Alfano, considerato fazioso e interessato a favorire il suo Nuovo Centro Destra.
Altro nodo quello delle preferenze , Forza Italia in disaccordo, i partiti minori spingono invece per la reintroduzione; Pd separato al suo interno, con l’ala renziana in maggioranza nella segreteria contraria, a differenza di buona parte dell’area bersaniana oggi vicina a Cuperlo, molto presente nel Parlamento attuale.
Confusione aumentata a causa delle dichiarazioni di ieri del Premier Letta, che durante la trasmissione “Otto e mezzo”, ha dichiarato -probabilmente per rinforzare l’alleanza di governo con Alfano-, che non esclude la possibilità di sostituire le liste corte con le preferenze, tesi però smentita da un altro big del Pd, Franceschini, anch’egli membro dell’esecutivo e considerato abbastanza vicino al Premier.
Tira e molla dunque che si potrà risolvere esclusivamente con un aggiustamento degli equilibri interni al Partito Democratico, e con un rinnovato accordo con Berlusconi. Se Renzi non sarà in grado di controllare i parlamentari del suo schieramento, probabilmente dovrà ricorrere al ricatto di elezioni anticipate, per avere nella Camera parlamentari più vicini alla sua linea politica. Tesi però improbabile in quanto si prefigurerebbe uno scenario dubbio, con ipotetiche elezioni bloccate dalla Corte Costituzionale che si è già espressa sull’impossibilità di mantenere il Porcellum per un’altra tornata elettorale.
Se si riuscirà invece a trovare un punto d’intesa, i tempi sono quelli preventivati dallo stesso Renzi, con un iter in Commissione che dovrebbe durare qualche settimana per poi far approdare in aula il disegno legge entro fine febbraio.