Non c’è pace per il calcio. Lo sport più bello (per molti) e praticato dello Stivale, nella giornata di ieri ha visto fuoriuscire a galla una delle pagine più nere della sua storia. Dopo i vari scandali legati al calcioscommesse, che hanno tenuto banco negli ultimi due anni, si è scoperto che anche la camorra ha a che fare con il calcio. Il Gallipoli nella stagione 2008-09, infatti, avrebbe pagato 50mila euro ai calciatori del Real Marcianise, affinché perdessero quella partita e consentissero alla squadra salentina di essere promossa nel campionato cadetto. Secondo gli inquirenti, alla base ci sarebbe un’associazione di stampo camorristico, che avrebbe accomodato il risultato della gara.
Fra gli indagati anche l’ex calciatore e capitano della Roma, all’epoca allenatore del Gallipoli, Giuseppe Giannini, e il direttore sportivo della squadra pugliese Luigi Dimitri, che avrebbero consegnato in prima persona il denaro ai calciatori della squadra avversaria. Tutti coloro che sono coinvolti nella triste vicenda potrebbero essere accusati di frode sportiva, alla quale si andrebbe ad aggiungere la finalità di stampo mafioso. Un duro colpo per il “Principe” Giannini la cui carriera, se l’accusa dovesse essere confermata, rischia di essere macchiata indelebilmente.
Duro colpo anche e soprattutto per i milioni di appassionati di questo sport, l’esegesi perfetta di come i soldi tengano in scacco calciatori e tifosi. L’amore e la passione spesso riescono a superare ostacoli insormontabili, ma i fatti recenti stanno minando la credibilità del mondo del calcio, spesso schiavo di un business malato e corrotto. Chissà cosa direbbe mio nonno, persona che mi ha insegnato ad amare questo sport e a sua volta innamorata del calcio quasi in maniera poetica, se dovesse fare un commento su cosa sia diventato attualmente il gioco del calcio. Forse non riuscirebbe nemmeno a trovare le parole per descriverlo perché il calcio, quello vero, è troppo diverso da quello di oggi.