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Categorie: Cronaca News

Armi chimiche, arriva il ”no” dei sindaci della piana di Gioia Tauro

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Giulia Papapicco

Ieri “Città degli ulivi“, l’associazione dei 33 Comuni della piana di Gioia Tauro, si è riunita in assemblea in preparazione del vertice atteso per oggi con il premier Enrico Letta riguardo la spinosa questione delle armi chimiche. Un’assemblea non facile, durata quasi tre ore e iniziata con la parola “criticità”. Viene ricordato ancora una volta che i sindaci non sono stati informati se non dai media. Il luogo prescelto per l’assemblea è San Ferdinando, non a caso dato che buona parte delle banchine del porto di Gioia Tauro appartengono a questa amministrazione.

Va in scena il solito caso italiano. Roma prende una decisione, non comunica con le amministrazioni locali -e allora a cosa servono ce lo devono spiegare- i cittadini insorgono e si apre il dialogo. In questo meccanismo di cattiva comunicazione sono troppi i quesiti a riguardo e le risposte stentano ad arrivare.

Quello invece che sembra chiaro come la luce del sole è il netto rifiuto da parte dell’assemblea. Le navi, quella danese e quella americana, non le vogliono e con queste il loro carico altamente pericoloso, le armi chimiche appunto. Sebbene non siano armi poiché gli inneschi sono stati rimossi, è la parola “chimiche” che fa paura. A questo proposito nei giorni scorsi il ministro Emma Bonino aveva rivelato che la scelta del porto di Gioia Tauro era figlia del fatto che proprio lì erano già transitati in passato carichi dal simile contenuto. Ecco perché in un primo momento alcune frange dell’assemblea hanno proposto di usare questa situazione.

Non un ricatto, quanto una garanzia piuttosto. Ora che i riflettori sono puntati tutti sul porto, perché non “cavalcare” l’onda? Le possibilità per il porto di Gioia Tauro di crescere sono al momento poche ed è per questo che si era pensato di accettare il passaggio delle navi per aprire una trattativa con il governo. E invece no. Nonostante le rassicurazioni, non solo dei ministri Lupi e Bonino, ma anche dell’assessore ai trasporti della regione Calabria, non sono bastate.

Durante le discussioni, un uomo seduto in ascolto, ha iniziato a protestare in maniera piuttosto violenta tutto il suo dissenso puntando il dito contro i sindaci riuniti e gridando “Vergogna” e “Lavoro, lavoro“. Una dimostrazione forte ma sintomo del malessere e malcontento, della preoccupazione e della frustrazione di chi in questi territori vive e si sente completamente impotente di fronte a questo tipo di gestioni poco chiare. Le informazioni sono poche, per nulla precise e le rassicurazioni inutili. Al grido “Le rassicurazioni non ci interessano, quelle navi non le vogliamo” sono state rigettate le parole di Luigi Fedele, assessore alle Infrastrutture della Regione Calabria, mentre illustrava la posizione dell’Ente in vista dell’incontro di domani con il premier Letta: “Il presidente della Regione vorrà avere rassicurazioni scientifiche che non ci possano essere problemi per la salute pubblica e solo allora si inizierà a discutere di Gioia Tauro e del fatto che questo porto non c’è solo in queste occasioni“.

Mercoledì, alla luce delle decisioni che si prenderanno oggi a Roma, è prevista un’altra assemblea dei sindaci e delle istituzioni locali, alla quale sono stati invitati anche il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e il ministro degli Affari Esteri Emma Bonino.

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Giulia Papapicco