Se Robin Hood, l’eroe in calzamaglia che rubava ai ricchi per dare ai poveri, vivesse nel ventunesimo secolo, avrebbe davvero l’imbarazzo della scelta. Sono 1447, infatti, gli uomini più ricchi al mondo e quando parliamo di ricchezze, parliamo davvero di cifre da capogiro.
La crisi, fin dal suo arrivo, ha portato la classe ricca ad essere sempre più ricca, la classe media (unica a mantenere basso il gap tra ricchezza e povertà) a scomparire del tutto e ha, infine, portato i poveri ad essere sempre più poveri.
Circa un quarto di secolo fa, la rivista Forbes pubblicò la prima classifica degli uomini più ricchi al mondo, coloro che avevano una ricchezza personale nettamente superiore alla media: erano appena 140. Nel non lontano 2012, secondo la stessa rivista americana, i ricchissimi raggiungevano quota 1226.
Oggi, alla lista dei supermiliardari, se ne sono aggiunti altri 221.
Il tutto diventa drammatico se si pensa che nel 2014, nell’epoca della globalizzazione, delle tecnologie e dello sviluppo, a fronte dei 1447 straricchi presenti sul pianeta, circa 375 milioni di persone vivono con meno di 1,25 dollari al giorno e circa 839 milioni sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno.
E questo escludendo ovviamente i paesi in via di sviluppo e quelli che, invece, non sanno proprio cosa sia lo sviluppo.
Un divario spaventoso, che fa pensare.
Mette in allerta, perchè dove è presente una tale differenza, così netta, tra ricchi e poveri, il passo per arrivare ad un aumento delle tensioni sociali e del riemergere di una vera e propria lotta di classe è davvero molto breve. Solo i primi 85 nomi della “gold list”, possiedono una ricchezza pari all’insieme delle ricchezze totali di 3,5 miliardi di persone.
I primi 4 uomini d’oro raggiungono, con i loro patrimoni, la modica cifra di 215 miliardi.
Sembrano numeri da capogiro ma sono la pura realtà.
Il rapporto è stato diffuso e pubblicato da Oxfam, la confederazione di 17 organizzazioni non governative, che cerca di trovare la soluzione definitiva alla povertà e alle diseguaglianze.
Soluzione che, oggi più che mai, appare piuttosto lontana.
Appare lontana perchè, sempre secondo l’Oxfam, sarebbe proprio la legge a permettere tutto ciò.
Secondo alcune statistiche, disponibili a tutti, è facile vedere come dagli anni settanta ad oggi le tasse per i più ricchi siano crollate in 29 paesi su 30.
A questo punto cogliere il collegamento tra l’annullamento delle tasse per i ricchi e il vertiginoso divario, in continuo aumento, tra le due classi è quasi elementare.
Secondo Oxfam, in ben sei paesi, Usa, Gran Bretagna, India, Sud Africa, Spagna e Brasile, le tasse e le leggi si sono piegate completamente a favore dei più ricchi mentre le tasse imposte alla classe più povera restano le stesse, non si piegano ma anzi, la stanno mettendo in ginocchio.
Un semplice esempio può essere quello del Brasile, un paese dove il governo non è stato in grado di creare le stesse condizioni di sviluppo per tutto il territorio e per tutta la popolazione. Le risorse messe a disposizione hanno arricchito solo una piccola minoranza, mentre il resto del paese vive in miseria.
A favorire le differenze esponenziali tra ricchi e poveri si aggiunge poi l’evasione fiscale.
Solo in Europa, infatti, l’evasione fiscale ha sottratto 1000 miliardi di euro annui allo stato. Nel 2014, in un mondo civilizzato e all’avanguardia, un divario così netto tra ricchi e poveri non può e non deve essere accettato.
1447 stramiliardari presenti al mondo, ed esistono ancora persone che muoiono di fame.