La mattina del 19 gennaio, tre corpi sono stati trovati carbonizzati in una Fiat Punto a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza.
La vettura, o meglio ciò che ne è rimasto, è stata individuata dietro un rudere da un cacciatore, in una zona impervia e difficilmente raggiungibile.
I cadaveri trovati nell’automobile in Calabria sono quelli di due adulti e un bambino: Salvatore Iannicelli, sorvegliato speciale di 52 anni; Ibtissa Touss, marocchina ventisettenne che da tempo frequentava l’uomo; il nipotino di lui, di soli 3 anni.
Dei tre si erano perse le tracce giovedì, il giorno seguente uno dei figli di Salvatore ha dato l’allarme ai carabinieri di Cassano allo Jonio.
Secondo gli investigatori, i corpi sono stati prima uccisi e poi dati in pasto alle fiamme, dal momento che l’uomo è stato ritrovato nel cofano dell’automobile.
Il triplice omicidio, potrebbe essere legato a una vendetta nell’ambito della criminalità che gestisce il traffico della droga. Molti membri della famiglia Iannicelli, tra cui la figlia ed il genero di Salvatore, genitori della vittima innocente di questa feroce violenza, infatti, hanno a che fare con lo spaccio.
Il 52enne aveva in custodia il bambino poiché sua figlia, la mamma del piccolo appunto, è in carcere a Castrovillari per spaccio di droga. Iannicelli, era stato in carcere per alcuni anni e aveva l’obbligo di rimanere in casa dalle 20 alle 8. Dopo la denuncia di scomparsa i carabinieri hanno avviato le ricerche in tutta la zona, ascoltando parenti e amici. Quindi il ritrovamento.
Il procuratore della Repubblica di Castrovillani, Franco Giacomantonio, è basito dalla vicenda e non si capacita dell’accaduto.
La stessa reazione di incredulità, coinvolge ovviamente gli abitanti del posto.
Il leader del movimento Diritti civili, Franco Corbelli ricorda che “Il bambino ucciso e bruciato a Cassano allo Jonio era rimasto in carcere, a Castrovillari, per oltre un mese insieme alla madre reclusa. Il piccolo, aveva allora due anni“. Corbelli un anno fa, poco prima di Natale, aveva dato il via ad una battaglia per far scarcerare la madre della piccola vittima. “Il bambino aveva vissuto anche un’altra grande ingiustizia e disumanità. Era rimasto per 8 ore al freddo chiuso nella gabbia dell’aula bunker del tribunale di Castrovillari insieme alla mamma, presente ad una udienza del processo che la vedeva imputata. Dopo questo gravissimo fatto il movimento Diritti civili aveva denunciato il caso rivolgendo un appello ai giudici del tribunale di Castrovillari. Appello subito accolto e il giorno dopo, il 22 dicembre 2012, il piccolo e la giovane mamma avevano lasciato il carcere di Castrovillari per far ritorno a casa e trascorrere il Natale insieme agli altri fratellini. Poi il nuovo arresto della madre e, oggi, il drammatico epilogo“. Corbelli ha dichiarato con dolore e rammarico: “Ho fatto di tutto, ho lottato per oltre un anno per aiutare e salvare questo bambino e la sua giovane mamma. Tutto quello che ho fatto, purtroppo, non è servito a niente. Hanno prevalso la ferocia, la barbarie, la crudeltà. E non si sono fermate nemmeno di fronte ad un bambino, un piccolo angelo, che il Signore oggi ha accolto in Paradiso“.