Si è concluso dopo più di due ore lo storico incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Il Cavaliere è entrato per la prima volta nella sede del Pd per discutere delle riforme istituzionali più urgenti, prima fra quella delle Legge elettorale, la stessa che continua a far discutere i maggiori esponenti del Pd e delle forze centriste.
L’incontro, previsto per le 16.00, si è concluso solo verso le 18.30.
Nella mattinata di ieri, Renzi aveva incontrato a Firenze Nencini del Psi e Giannini di Scelta Civica.
“Io penso che sulle regole del gioco non va escluso il dialogo con l’opposizione. È possibile trovare l’accordo di maggioranza che tenga dentro anche la parte più rilevante delle opposizioni. Renzi ha ben presente che c’è un governo e che ci sono le opposizioni“, sono state le parole di Nencini.
Anche Giannini ha tenuto lo stesso tono conciliante: “Non ho avuto alcuna sensazione di rottura“, ha dichiarato dopo l’incontro a Palazzo Vecchio. “Abbiamo discusso del ruolo del Senato, del titolo V della Costituzione e della Legge elettorale. Si va con un accordo di maggioranza perché Renzi sta dialogando con il Ncd, quindi io credo che ci sia la base per potersi confrontare“.
Nel frattempo, a palazzo Grazioli Berlusconi incontrava Denis Verdini e Gianni Letta, che l’ha accompagnato all’incontro al Nazareno. Un arrivo tuttavia burrascoso per l’ex premier, accolto da uova finite sul cofano della macchina, con un gruppetto di manifestanti che continuava ad urlare “vergogna, vergogna”.
In conferenza stampa, i due leader hanno tirato le somme dell’incontro. Entrambi si sono detti soddisfatti: si è parlato anche di riforma del Titolo V e della trasformazione del Senato in Camera delle autonomie, oltre che della nuova Legge elettorale.
A tal proposito, Renzi ha espresso la sua idea di un modello che “favorisca la governabilità, il bipolarismo ed elimini il potere di riscatto dei partiti più piccoli“.
Allo stesso proposito si è pronunciato Silvio Berlusconi, lanciando un messaggio agli italiani da palazzo Grazioli: “Il sistema migliore è quello delle liste corte, dei piccoli collegi, con uno sbarramento e un premio per consentire a chi vince di avere i numeri per governare, fare ciò che serve e assumersene la responsabilità. Dal bipolarismo non si deve tornare indietro e nessuno deve trascinare il nostro paese dalla palude dell’ingovernabilità, causata da una miriade di partiti e partitini“.
Eppure, entrambi i leader sono stati d’accordo anche nell’auspicarsi un contributo costruttivo da parte degli altri partiti per la prosecuzione dei lavori. È per questo che il sindaco di Firenze ha annunciato di voler presentare alla direzione del Pd un primo abbozzo della legge elettorale, per far sì che anzitutto il proprio partito contribuisca alla stesura della legge. La proposta verrà votata lunedì alle 16.00.
In sostanza: un modello ispanico corretto? La risposta di Renzi non si sbilancia: “io credo che sulle modalità non ci resta che attendere il lavoro che presenterò lunedì. È un modello che punta alla governabilità, che punta a eliminare il potere di veto dei piccoli partiti e che sia aperto al contributo di chi vorrà starci“.
“Pur ribadendo le critiche di Fi all’azione dell’Esecutivo e auspicando di poter al più presto ridare parola ai cittadini, ho ribadito che Fi appoggerà in parlamento le riforme volte a modificare l’assetto istituzionale del parlamento, in particolare le riforme sul Senato e sul Titolo V“, ha confermato Berlusconi nel suo videomessaggio.
Non hanno tardato a farsi sentire gli altri partiti, gli stessi chiamati a pronunciarsi su quelli che dai due leader di Pd e Fi sono stati definiti “passi avanti” e che, secondo questi stessi passi, in teoria dovrebbero finire per coagularsi attorno ai due schieramenti principali.
“La legge elettorale senza di noi non possono farla. Si scordino di farla senza di noi, si scordino di farla contro di noi“, è la dura reazione del leader di Ncd Angelino Alfano. “Se l’accordo Renzi-Berlusconi è su liste bloccate e Parlamento di nominati lo dicano con chiarezza. È inutile che ci inducano, per legge, a ‘tornare all’ovile’ perché noi non torniamo indietro! Per noi la scelta è compiuta“.