Per chi non conosca Ida Magli, la recente opera pubblicata da Rizzoli può costituire un’occasione di incontro. Se poi questa sia piacevole o meno, sarà il lettore a stabilirlo. Di certo Difendere l’Italia incontrerà il favore di quanti si fanno portatori di quel sentimento anti-europeo che sia nel nostro paese, sia all’estero, si è ulteriormente rafforzato con il perdurare della crisi economica. Motivazioni differenti, un obiettivo comune: recidere i legami con l’Unione Europea.
In questo campo, l’antropologa Magli è stata una delle prime studiose a schierarsi apertamente contro l’unificazione sancita dal Trattato di Maastricht nel 1993. I titoli della sua produzione (Contro l’Europa, La Dittatura Europea, Dopo l’Occidente per citarne alcuni) bastano da soli ad esprimere un pensiero polemico che vede in quell’atto un passo decisivo verso l’annullamento delle identità nazionali degli stati membri. Idea che nuovamente trova espressione in Difendere l’Italia:“Sono passati circa settant’anni da quando è stata progettata l’unificazione europea e le conseguenze sono state catastrofiche per tutti gli Stati che vi hanno aderito. Le Nazioni hanno perso la libertà e l’indipendenza, quella libertà e quell’indipendenza che erano state conquistate con le durissime lotte, con l’eroismo e la morte dei patrioti dell’Ottocento e della Prima guerra mondiale”.
La pars destruens risulta essere la dimensione predominante di un saggio che non risparmia siluri a economisti, banchieri, politici, e alla Chiesa. Tutti, in questo fosco quadro dai toni decisamente apocalittici, allo stesso modo complici di un processo economico/culturale distruttivo in cui è caduta, tra le tante vittime, anche l’Italia.