Perfezionista, duro e imprevedibile: è Antonio Conte, il tecnico dei record. Il tecnico dell’ascesa, della rinascita di una Juventus capace di riprendere vita e linfa sotto il suo attento timone. Ed anche quando i bianconeri stanno per legittimare la dodicesima vittoria consecutiva con un 3-1 (finirà 4-2) sulla Sampdoria il leccese non molla. Il passaggio da calciatore ad allenatore non cambia di certo il DNA e l’ex numero otto del Delle Alpi è pronto a sgolarsi anche a risultato apparentemente in ghiaccio. Per buona fortuna della Juve, aggiungeremmo.
Conte è un uomo di calcio, dalla mentalità proiettata in quella cattiveria agonistica che gli è valsa la fascia di capitano dal ’96 al ’01 con la squadra della sua vita. È uno dei tecnici che in Italia legge meglio le partite, capace di creare il giusto rapporto con lo spogliatoio e tenere sempre alta la guardia, anche su quel 3-1 poi effettivamente messo in pericolo dalla Samp, audace e pungente. Conte alla fine, però, ha esultato (non troppo ad alta voce) per un 4-2 suggellato dalla magia di Pogba, successiva però ad una traversa doriana che avrebbe potuto rimettere in discussione tutto. Ecco perché l’ex Bari si presenta in sala stampa col sorriso a metà. Sono cali di concentrazione che non vuole vedere, sono imperfezioni che la bandiera dello Juventus Stadium ha voglia di correggere con il lavoro e il sudore della fronte.
ORA L’EUROPA – La Juve, in cuor suo, sà di avere già tre quarti della terza stella sul petto ed è per questo che Conte vuole risistemare il suo gioiello: pulirlo e consolidarlo. Lo strapotere italiano è oramai indiscutibile: basta una minima accelerata per controllare le operazioni. Per conferma chiedere alla Sampdoria che nonostante l’ottimo sistema pronto a infastidire la catena di gioco di casa, evidentemente rallentata, ha raccolto quattro palloni dal fondo del sacco.
La Juve ha estro, fantasia e un centrocampo che oggi se la gioca con quello del Barcellona a livello internazionale. Le geometrie di Pirlo, i gol di Vidal, la duttilità di Marchisio e quella tecnica sopraffina di Paul Pogba, entrato in punta di piedi ed oggi tra i migliori al mondo con l’invidia di tutti i top club mondiali. Il suo mentore vuole di più: “Oggi poteva fare meglio. Ha segnato, ma ho visto prestazioni migliori. Il gol annebbia i giudizi, io vado oltre. Voi vi incantate e io mi arrabbio”
Frase incredibile, forse stimolante. Conte vuole sempre più, vive per superare tutti gli obiettivi raggiunti. Ed è questo il motivo delle vittorie bianconere. Una costante autocritica, una certosina ricerca del lavoro, la voglia di migliorarsi e di dire “possiamo fare di più” anche dopo aver rifilato altre quattro sberle alla Samp e cancellato la parola “speranza” dal vocabolario di tutte le altre concorrenti.
MA COSA BISOGNA PERFEZIONARE? – La difesa sui corner, per esempio. Tre gol subiti nello stesso modo tra Cagliari e Samp più altre quattro-cinque opportunità per gli avversari giunte proprio dai tiri dalla bandierina: sono dettagli da limare, perché se da una parte il bagaglio offensivo bianconero permette di rimediare a disattenzioni simili in campo italiano, diverso è il discorso per l’Europa, ora vero obiettivo di una Juventus che tramite il suo condottiero dovrà essere brava a creare esperienza e praticità tramite l’Europa League per poi ritornare con un passo diverso e vincente in quella Champions dove errori simili hanno compromesso il cammino.
Meno superficialità, anche quando il tabellone segna punteggi capaci di offrire agli undici in campo un cocktail di premiazione con cannuccia in allegato: è questo l’imperativo. Le partite durano 90′ e l’incontentabile pugliese non ha voglia di commentare neanche un minuto di distrazione. In fondo tutto può costare caro in un calcio così spietato. E se la Juve oggi è lì, con quel distacco, il merito principale è di quel signore che dopo aver quasi regalato un miracolo all’Arezzo e riportato a cantare piazze come Bari e Siena, ha rispolverato il mito della Juventus riportandolo in alto laddove merita di restare. Antonio Conte, quando il DNA da vincente resta indelebile.