L’aveva annunciato quando era in corsa per le primarie, lo ribadisce ora: “Legge elettorale seria, via Senato e province, cambiare le regioni. Mi hanno votato per questo. Molti cercano di frenare. Ma io non mollo“, dichiara Matteo Renzi via twitter.
Legge elettorale seria, via senato e province, cambiare le regioni. Mi hanno votato per questo. Molti cercano di frenare ma #iononmollo
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 17 Gennaio 2014
Legge elettorale: ma quale? È ormai irrimediabilmente defenestrato il Porcellum. Ai centristi e al Partito Democratico non piace il modello spagnolo. A nessuno piace il mattarellum. Al Movimento Cinque Stelle, infine, non piace nessuna delle proposte a parte la propria.
Il sindaco di Firenze, invece, sarebbe ben felice di adattare all’Italia il modello spagnolo, nonostante le voci contrarie in primis del suo stesso partito: “Lo spagnolo in salsa italica è politicamente e costituzionalmente invotabile” secondo il bersaniano Alfredo D’Attorre: “In un colpo solo, si resuscitano il Porcellum e Berlusconi“. E poi la minaccia: “Se domani si chiude il patto tra Renzi e Berlusconi, la maggioranza finisce“.
Ma la caduta della maggioranza è un rischio che il governo non può permettersi. A tal proposito Nuovo Centro Destra, Scelta civica e Popolari per l’Italia hanno lanciato un monito a Renzi con una nota in cui i capigruppo Enrico Costa, Maurizio Sacconi, Andrea Romano, Gianluca Susta, Lorenzo Dellai e Lucio Romano fanno presente quanto ritengano urgente “un incontro di maggioranza per evitare che il sottile equilibrio su cui si regge il governo, anche per le tensioni interne al Pd stesso, provochi una crisi di governo al buio“.
“Un passaggio così delicato come la riforma elettorale – continua la nota – richiede un’ampia intesa tra le forze di maggioranza“. E ancora: “il doveroso confronto in Parlamento con tutte le forze politiche sulla riforma della legge elettorale e della Costituzione non può infatti far venir meno la necessità di un preliminare accordo delle forze di maggioranza che si sono costituite proprio per guidare il Paese in una fase difficile di transizione attraverso le riforme necessarie“.
Il senso è chiaro: prima di cercare un accordo con l’opposizione, Renzi dovrebbe per lo meno aspettare che a fare fronte unico sia la sua maggioranza. Obiettivo ancora lontano: se c’è una cosa su cui il Pd e i centristi non intendono transigere è il doppio turno, dettaglio che nel modello spagnolo verrebbe trascurato. “Ecco il porcellum mascherato, voluto da Renzi” dichiara Barbara Saltamartini, Ncd: “una legge elettorale senza preferenze, che porterà in Parlamento solo persone calate dall’alto e scelte dai rispettivi segretari di partito. Sappiano i cittadini che con il nuovo corso renziano, l’Italia più che cambiare verso fa marcia indietro“.
Le forze centriste dunque hanno chiesto un vertice di maggioranza in cui venga discusso un progetto di legge elettorale partendo dai propri capisaldi, come “il superamento del bicameralismo paritario; una legge elettorale che garantisca rappresentanza delle culture politiche, governabilità e stabilità degli esecutivi, anche attraverso un modello di doppio turno; una significativa riduzione del numero dei parlamentari“, per poi aprirsi verso un eventuale accordo con l’opposizione.
Renzi invece continua a puntare sul consenso di Forza Italia, al suon di “le regole si fanno insieme, stringenti, chiare per evitare poi di fare i governi insieme“. Un colpo al cerchio ed uno alla botte? “Siccome italiani non mangiano pane ed elezioni facciamo le cose concrete. Ora facciamo una legge chiara e chi vince vince e governa cinque anni“, continua il segretario fiorentino.
Ecco dunque che, ieri sera, è stato annunciato ufficialmente che l’incontro tra Renzi e Berlusconi avverrà oggi alle 16:00, nella sede del Pd. “Le riforme non sono un selfie che uno le fa da solo, hanno bisogno degli altri“.
Nel frattempo, sembra farsi strada la proposta del politologo D’Alimonte: un sistema spagnolo “rivisitato” che prevederebbe piccole circoscrizioni, liste bloccate, ripartizione di seggi su base nazionale e soglia di sbarramento al 5%. Resterebbe il turno unico, ma essendo il progetto ancora in costruzione si può sempre arrivare ad un compromesso: così posto, pare che il Ncd vi stia facendo un pensierino – Verdini avrebbe già dato l’ok.
Sommando quest’ultima novità alle aperture che, secondo il ministro Quagliariello, Renzi avrebbe dimostrato durante il suo incontro di ieri con il ministro Lupi, forse si intravede un primo barlume di speranza. Ma l’incontro di oggi tra i due leader resta decisivo.