Da qualche giorno a questa parte in Spagna non si parla solo di Real Madrid, Barcelona e Atletico, non si pensa solo al pallone d’oro di Ronaldo, ai soldi spesi per Neymar e Bale in estate, alle prodezze dell’irraggiungibile Messi: ad attirare l’attenzione dei media nazionali (e non solo) ci ha pensato il Racing Santander, nobile decaduta del calcio spagnolo che milita nel torneo di terza divisione.
IL CASO
Il Racing Santander, che da poco ha compiuto 100 anni di età, grava in una condizione economica vertiginosa dovuta ad una politica dirigenziale di budget poco oculata. I calciatori non percepiscono stipendi da più di 3 mesi e negli ultimi anni la squadra é stata protagonista di una serie di retrocessioni a catena che l’hanno portata dal disputare l’Europa League nel 2009, alla terza divisione (la nostra vecchia Serie C1). A nulla sono valse le promesse del presidente Angel Lavin che, poche settimane addietro, avevo chiesto ai tifosi di portare pazienza almeno fino al 31 dicembre, data in cui avrebbe regolarizzato la posizione coi calciatori. Passata questa data i sostenitori hanno comprensibilmente perso le staffe ed iniziato le proteste.
Ma non é solo questa la motivazione che ha portato alla ribalta uno storico club che ha sulle spalle 44 Lighe disputate. Ciò che ha colpito di più é stata la reazione dei calciatori e dell’allenatore Paco Fernandez di fronte al momento nero: continuare a giocare e vincere. La squadra di Santander domina il campionato di appartenenza senza voler rinunciare a vincerlo e lo scorso martedì ha battuto in Coppa del Re l’Almerìa, squadra di Prima Divisione, aggiudicandosi i quarti di finale del torneo. Prima dell’Almerìa a capitolare con il Racing fu il quotatissimo Siviglia.
I calciatori rispondono con estrema professionalità alla negligenza societaria e l’unica educatissima forma di protesta effettuata, non é stata saltare l’allenamento o rifiutarsi di scendere in campo, bensì fermarsi come delle statue per 20 secondi ad inizio match, quanto basta per sensibilizzare gli sportivi spagnoli sul caso.
Poi però bisogna pensare a giocare e vincere. L’essenza del calcio come gioco e sport stà tutta in questo atteggiamento d’orgoglio, che fa a pugni con i continui mal di pancia da adeguamento contrattuale dei vari top player sparsi in tutto il mondo.