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Categorie: Cultura News

Il Capitale Umano: i veleni dell’Italia perbene di Virzì convincono

Published by
Francesco Giuffrida

Paolo Virzì è sicuramente uno degli autori che meglio in questi anni ha rappresentato meglio l’Italia, rappresentando, nelle sue commedie agrodolci, uno spaccato sociale del nostro paese: dal rione Ovosodo di Livorno alla famiglia Michelucci de La Prima Cosa Bella, dalla precaria laureata di Tutta La Vita Davanti alla coppia desiderosa di un figlio di Tutti I Santi Giorni. Con Il Capitale Umano racconta anche l’Italia ma lo fa abbandonando la sua Toscana e trasferendosi in Brianza e soprattutto dimenticando le sue storie tragicomiche per tuffarsi nel mondo del thriller e delle atmosfere cupe e angoscianti.

Il film è diviso in quattro capitoli, che raccontano le storie dei vari personaggi appartenenti a due famiglie: la ricchissima famiglia Bernaschi, composta da Giovanni, speculatore finanziario, Carla, ex attrice di teatro, e il figlio Andrea, e la famiglia Ossola, composta da Dino, immobiliarista avido di ricchezza, la compagna Roberta, psicologa in attesa di un figlio, e la figlia di lui Serena, che ha una relazione con Andrea. Vengono raccontati i 6 mesi precedenti ad un terribile incidente che stravolgerà le vite di tutti i protagonisti.

I primi tre capitoli possono essere definiti come un semaforo, vista l’evoluzione dei tre personaggi che ne sono protagonisti: il rosso sarebbe il primo, Dino, un uomo che farebbe di tutto, anche mettere a rischio il benessere dei figli e della compagna, pur di essere parte di quel mondo che, però, lo sfrutterà a dovere, ma che poi lo tratterà sempre per quello che è. Il giallo è quello su Carla, una donna depressa e triste, delusa da un marito che non la considera e che la usa come soprammobile, cerca di evadere dalla finta realtà che la circonda, tornando al suo amore per il teatro, per poi però tornare in quel mondo che tanto disprezza, ma che in fondo non osa abbandonare. Il terzo, che rappresenta il verde, parla di Serena, una ragazza ingenua, abbandonata dalla madre e che disprezza il padre, stufa della falsità dell’ambiente d’elite che tanto il padre apprezza, riscopre l’amore grazie a Luca, ragazzo problematico, che sembra essere l’unico che la capisca. Il quarto e ultimo porta il titolo stesso del film e rappresenta l’epilogo delle vicende dei vari protagonisti.

Virzì colpisce nel segno e con questo film, che sembra essere un continuo delle critiche alla società de La Grande Bellezza con le spruzzate noir de La Migliore Offerta, racconta l’orrore della nostra società: una società senza valori, vuota, dove neanche la famiglia ha ormai un valore, dove la frase del giorno è sempre Fai Di Tutto Per Arricchirsi, anche calpestare il prossimo. Un mondo dove le amicizie e i sentimenti vengono calcolati in base alle cifre del conto in banca e dove i sorrisi e le belle parole esistono fino a quando sei qualcuno. La frase chiave del film “Hanno Scommesso sulla rovina del Paese. E Hanno Vinto” riassume in breve i 116 minuti del film alla perfezione. Come in tutti i film di Virzì, però, c’è sempre quel barlume di speranza, quel qualcosa che grida ad un’evoluzione: qui è rappresentata dai giovani, ancora ingenui e ancora dotati di quel minimo di umanità e sensibilità di cui i genitori sono privi.

L’angoscia del film è mantenuta alta da un buon lavoro di fotografia e da una colonna sonora che rende con efficacia il pathos del film. Memorabili le performance degli attori: magistrale Fabrizio Bentivoglio nel dare anche la giusta dose di sadismo al personaggio di Dino, ottime le prove di Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, rispettivamente Roberta e Carla, e di Fabrizio Gifuni, che con una glaciale interpretazione al meglio rende il personaggio di Giovanni, un speculatore senza scrupoli. Da evidenziare anche le prove di Matilde Gioli e Guglielmo Pinelli, che interpretano i giovani Serena e Andrea.

Il Capitale Umano, dunque, è un grande film che narra il dramma e l’insito orrore della nostra società, che sottolinea il periodo d’oro che sta vivendo il cinema d’autore italiano, visti i risultati di Pif, Tornatore, Salvatores e, in particolare, Sorrentino, fresco di Golden Globes.

Published by
Francesco Giuffrida