Immaginate di recarvi ad un pub, avvicinarvi alla porta d’ingresso e trovarvi un cartello affisso con su scritto: “Ci dispiace, no wi-fi. Parlatevi l’un l’altro e ubriacatevi”. E’ il messaggio di sensibilizzazione lanciato tramite spot da Guinness, nota marca irlandese di birre. Via dunque gli smartphone, in alto i boccali, all’insegna della giovialità e dei rapporti diretti.
Sembra un miraggio in un’epoca in cui dispositivi di ogni tipo intercettano la quotidianità della popolazione mondiale. Tablet, telefoni cellulari, iPad. E allora perché non creare un boccale di soli smartphone? Sarà pure un’immagine commerciale e dunque poco disinteressata specie in relazione ad un’azienda di birre, ma quella di Guinness appare davvero una bella idea. In tutti i sensi.
A chi del resto non è mai capitato di parlare con al fianco un amico impegnato nella sua macchinosa opera di digitazione? Una buffa consuetudine, divenuta nel tempo normale, quasi indispensabile. Da mezzo comunicativo, lo smartphone si è trasformato infatti in vero e proprio oggetto di discussione fra versioni ormai in disuso e altre in piena fase di pubblicizzazione. Il rovescio insomma della medaglia. Una gara continua, talvolta interminabile, dai contorni di dipendenza.
Vien da chiedersi cosa accadrebbe allora se davvero l’ordine di divieto all’uso dei dispositivi mobili entrasse in vigore. Il recupero della parola, forse, rappresenterebbe la conseguenza primaria di un’operazione dal sapore vintage. La depressione, tipica dell’astinenza, di quelle che prendono a chi ha appena finito di fumare, potrebbe risultare invece la controindicazione almeno per i primi tempi. Non resterebbe allora che unirsi ai fumatori, magari nell’atrio dei locali. Si svuoterebbero i ristoranti. Scherzetti del sistema.