Già da calciatore lo chiamavano il Professore per via di quella sua naturale attitudine ad insegnare calcio. Profeta, talvolta anarchico, di reparti leggendari, vincitori di tutto. E così fra qualche ora Clarence Seedorf, il calcio, inizierà ad insegnarlo direttamente alla lavagna. Merito di una promessa che, voci nemmeno troppo indiscrete, allegano addirittura ai tempi del suo addio al Milan, nel giugno del 2012. “Tornerai qui, e sarai allenatore”, era stata allora la benedizione di Silvio Berlusconi.
Un anno e mezzo dopo, promessa mantenuta. Da Berlusconi padre, a Berlusconi figlia. In mezzo il Botafogo. Se oggi Seedorf ha anticipato di qualche mese il suo rientro al Milan (sarebbe arrivato comunque a giugno), molto è dipeso dalla tenacia della più giovane degli amministratori delegati rossoneri, testarda nell’ennesimo duello con Galliani, sponsor di Allegri prima e Inzaghi poi.
L’olanedese arriverà in queste ore in Italia, il patentino da allenatore ad Aprile. Ma la deroga già c’è. Non potrebbe essere altrimenti per chi, come Seedorf, ha vinto 4 Champions League con tre maglie diverse. Ajax, Real Madrid, Milan, un trittico da 20 trofei complessivi e almeno altrettante magie, tutte decisive. Come quella col Manchester nel 2007. Un colpo di rara precisione balistica, l’ennesimo, il migliore per i milanisti perché valso il biglietto per la vendetta più bella, quella di Atene col Liverpool.
E fa niente se, proprio in quella stagione, come nelle altre, lo stesso Seedorf aveva intercettato più di tutti su di sè le critiche dei momenti più bui, quelli di campionati letteralmente sacrificati sull’altare dell’Europa, delle notti magiche, infrasettimanali. Insomma, le notti di Clarence Seedorf.
I suoi colpi di classe son sempre arrivati improvvisi, al momento opportuno. Come quelli dialettici. Mai banale, diretto nelle interviste con i giornalisti, così come negli spogliatoi con i suoi allenatori. Elegante fuori e dentro al campo. Curato nel look, assiduo frequentatore di eventi mondani ma senza mai sconfinare nel gossip. “Sei pronto?” gli domandò una volta l’apprensivo Leonardo al momento di un cambio. “Io sono nato pronto”, rispose con sicurezza estrema il buon Clarence. Era il 2010.
Per gli abbracci più intimi chiedere a Carlo Ancelotti. Epocale quello nel 2003 dopo i rigori di Manchester, prima scena della festa. Non è certo un caso se, due mesi fa, una delle prime aperture a Seedorf è arrivata proprio dall’attuale tecnico del Real Madrid, interpellato sulla futura conduzione tecnica rossonera: “Scelgo Seedorf – disse – perché i centrocampisti sono abituati a stare nel vivo della manovra”. Manovra viva è allora quella che si aspettano oggi i tifosi rossoneri. Seedorf, si dice, possa essere l’uomo dell’offensivismo. Del rilancio del bel gioco. Ci riuscirà?
FOTO: Getty Images