Chiamatela nostalgia, attaccamento al passato o semplicemente essere legati ad un’oggetto che ha accompagnato un’intera generazione musicale. Fatto sta che nel vortice delle nuove tecnologie, tra piccoli e indistruttibili CD, la nascita degli ipod, mp3 e altri numerosi supporti musicali, c’è qualcosa che, dal passato, continua a sopravvivere: il disco in vinile. Ne avevamo già parlato poco prima di Natale, quando i dati facevano pensare che il vinile fosse uno dei regali più ricercati. In realtà, l’aumento delle vendite sono costanti e in continua crescita, a dimostrazione di un fenomeno di grande portata che sta coinvolgendo l’intera società.
Se tornassimo un attimo indietro nel tempo, precisamente alla decade degli anni ottanta, tutti ricorderemmo come la nascita del compact disc, molto più piccolo e maneggevole con un costo di produzione molto più basso rispetto ad un 33 giri, abbia dato il bel servito alla vendita dei dischi in vinile, ritenuti scomodi, obsoleti e difficili da maneggiare.
Il processo tecnologico portò moltissime fabbriche produttrici di vinili a chiudere baracca e burattini o comunque le portò verso il fallimento. Il CD era la nuova frontiera della musica. Le case discografiche e le multinazionali decisero che il digitale sarebbe stato il futuro del mondo musicale e stoccavano quantità infinite di compact disc, tanto che il mercato musicale globale vide presto le vendite dei dischi in vinile scendere vertiginosamente al solo 5%.
Il vinile è stato ben presto ritenuto un mero materiale da collezione per tutti coloro che, non accettando le nuove tecnologie, sono rimasti legati al passato, al vintage, al “vecchio”.
Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Vuoi perchè all’ascesa del CD si è affiancata la dura piaga della pirateria, con la possibilità di duplicare l’oggetto all’infinito e la conseguente perdita della sua originalità ed unicità. Vuoi perchè le nuove tecnologie hanno favorito la globalizzazione e quindi l’avanzare dell’idea che in fondo non esiste più nulla di unico.
Fatto sta che, in un articolo pubblicato il 9 giugno 2013 dal New York Times, sono stati dati un po’ di numeri relativi alle vendite del vinile nel corso dell’anno 2012-2013 e sono stati messi a confronto con alcune statistiche. Ne è venuto fuori che l’ultimo album dei Duft Punk,”Rundom Access Memories”, uscito il 17 maggio del 2013, ha venduto 19.000 dischi in vinile solo nella prima settimana. Circa il 6% delle vendite complessive dell’album.
E ancora: nell’anno 2011, a fronte di tutte le fabbriche che, come sopracitato, si trovarono costrette ad interrompere la loro produzione di vinili, ne sono nate più di una dozzina negli Stati Uniti. Una di queste, la Quality Record Pressing, che produce nuovi album ma che ristampa anche quelli di “idoli” della musica, come i Nirvana, produce circa 900 mila dischi l’anno.
Nel 2012, negli USA, è stato registrato un fatturato di 171 milioni di dollari, la più alta registrazione di vendite di dischi in vinile dal 1996. La vendita di compact disc è calata del 14,5%, mentre quella del vinile è salita del 32%. Secondo la Nielsen SoundScan, le vendite sono infatti aumentate da 4,5 milioni di unità nel 2012 a 6 milioni nell’appena concluso 2013.
In un era in cui la fanno da padrone programmi come Spotify, Emule e Youtube, in cui basta digitare il titolo del gruppo preferito o dell’ultimo album uscito sul mercato per poterne usufruire in maniera illimitata, vedere che “la voglia di vinile” è tornata alla ribalta è un dato che fa sorridere.
Fa sorridere ma deve anche far riflettere. Forse siamo arrivati ad un punto dell’innovazione tecnologica in cui l’individuo comincia a sentirsi perso e comincia ad avvertire quel senso di fittizio, di irreale e impalpabile che a volte trasmette la tecnologia avanzata? Anche se l’Italia si piazza solo al settimo posto nella vendita di vinili, ci sarà un motivo se Vasco Rossi ha deciso di ristampare in un cofanetto i suoi 45 giri!
Intanto quello che è certo è che l’individuo si sta riscoprendo “esteta” o comunque amante del bello. Volete mettere un triste compact disc o un minuscolo ipod con la bellezza, il fascino e l’eleganza di un disco in vinile?