Nella mattinata di giovedì 9 gennaio, presso la Palestra Monumentale dell’Università di Roma Foro Italico, è stata presentata alla stampa la XV edizione della Corsa di Miguel. Presenti tra gli altri l’Assessore allo Sport di Roma Capitale Luca Pancalli e il Ministro dell’Ambasciata Argentina Carlos Cherniak. Sono poi intervenuti anche Michele Maffei, presidente dell’Associazione Benemerita del CONI e il presidente dell’UISP Nazionale Vincenzo Manco, oltre al Responsabile dell’Organizzazione dell’Ufficio Scolastico Regionale Antonino Mancuso.
Nel corso della conferenza stampa sono state illustrate le diverse novità che caratterizzeranno l’edizione del prossimo 19 gennaio, dal nuovo percorso con arrivo allo Stadio dei Marmi al pacco gara rinnovato fino alla Strantirazzismo, la non competitiva di 4 km dal Ponte della Musica. Spazio poi anche per la presentazione del libro di Giuseppe Catozzella “Non dirmi che hai paura” dedicato alla storia di Samia Yusuf Omar.
In conclusione le iniziative solidali della Corsa di Miguel, con gli interventi di Roberto De Benedittis di Libera e di Alberto Pietromarchi di Luconlus.
Chi era Miguel?
Miguel Benancio Sanchez amava la vita, l’atletica, l’Argentina, il suo Paese.
Quando una banda paramilitare lo sequestrò a casa sua, nella notte fra l’8 e il 9 gennaio 1978, trovò la bandiera bianca e celeste attaccata alla parete.
Gli chiesero:
”Perché?”. E lui rispose: “Perché sono argentino”.
Aveva 25 anni quando gli bendarono gli occhi e lo infilarono sul Ford Falcon nero, triste e ricorrente presenza di quegli anni infami governati da una feroce dittatura.
Miguel era nato l’8 novembre del 1952, a Bella Vista, provincia di Tucuman, Nord dell’Argentina, famosa per la coltivazione della canna da zucchero. Anche lui lavorò da bambino in questo campo prima che l’intera area entrasse in crisi. A 18 anni, prese la sua valigia di cartone e seguì i fratelli che erano già partiti per Buenos Aires. Fu qui che cominciò una nuova avventura.
Faceva l’imbianchino e il calciatore prima di scoprirsi innamorato dell’atletica. Giocava nella quarta divisione con il Gymnasia y Esgrima de La Plata. Ma l’atletica lo conquistò. Si allenava di mattina presto e alla sera tardi con il tecnico Osvaldo Suarez, mitico personaggio che aveva vinto tre volte la Corrida di San Silvestro. Di mattina, all’alba, andava a correre costeggiando un campo da golf, a Ranelagh. Di pomeriggio finito il suo lavoro, era stato nel frattempo assunto al Banco de Provincia, sceglieva la pista di Villa Dominico, dove c’era Suarez. La sua giornata era infinita. Sveglia con una mela, primo allenamento, treno, lavoro, ancora allenamento, scuola serale per completare quegli studi che non aveva finito. A volte rientrava all’una di notte.
In Argentina si spariva per niente, per fare politica, per difendere i diritti delle persone o semplicemente per avere un amico “sbagliato” o finire su un’agenda telefonica “pericolosa”. Chissà cosa accadde a Miguel.
Chi era Samia?
Samia Yusuf Omar è stata un’atleta somala che a 17 anni riuscì a coronare il sogno di partecipare alle Olimpiadi. Va a Pechino, nel 2008, per correre la sua specialità, quella in cui è la più forte del suo paese: i 200 metri piani. Non vince, anzi, arriva ultima nelle batterie, con un tempo superiore ai 32 secondi. Ma nella competizione di De Coubertin, la vittoria non è importante: “Ho coronato un sogno, ho sfilato con i più forti campioni del mondo” disse Samia.
Samia e Miguel hanno in comune anche un tragico destino. Samia muore al largo di Lampedusa mentre tenta di arrivare sulle coste italiane a bordo di un gommone in cerca di un futuro migliore. Miguel è uno dei trentamila desaparecidos fatto sparire nel 1978 da uno squadrone al servizio della dittatura militare argentina.
La gara
Domenica 19 gennaio, Roma li ricorderà entrambi con “La Corsa di Miguel”, la manifestazione organizzata dal giornalista della Gazzetta dello Sport, Valerio Piccioni. La versione non competitiva di 4 km è intitolata “dal ponte per Samia”.
Gli atleti parteciperanno indossando una maglietta con la scritta “strantirazzismo”: uno slogan per sottolineare la voglia di strillare il proprio odio a qualsiasi forma di discriminazione, nello sport e fuori.
I 10 km della gara competitiva saranno rinnovati sia nella partenza che all’arrivo: dal piazzale della Farnesina fino all’interno dello Stadio dei Marmi, andata e ritorno sulle due sponde del Tevere per mantenere intatto il cuore del vecchio percorso e circuito finale all’interno del parco del Foro Italico, con passaggio ai piedi dello Stadio Olimpico. Infine il carico di emozioni dell’ultimo tratto, fino alla pista del suggestivo Stadio dei Marmi, per omaggiare il grande Pietro Mennea a cui l’impianto è dedicato.
In collaborazione con la regione Lazio e l’Uisp, la Corsa di Miguel farà tappa in più di 100 scuole per presentare un progetto didattico per combattere il razzismo, grazie ai seminari intitolati “gol, salti e corse contro il razzismo“. Sarà raccontata la storia di Samia, insieme alle vicende che appartengono già al mito dello sport.