Il 10 gennaio scorso, alle 10.30 del mattino, Luciano Bruno, artista e web writer catanese, è stato picchiato e minacciato nel quartiere-ghetto di Librino alla periferia di Catania. Incisivi rotti, una pistola puntata alla tempia e minacce rivolte a lui e i suoi familiari: “Se non la smetti, la prossima volta….“. Luciano racconta l’accaduto a Bloglive in esclusiva.
Sono arrivati in sei contro Luciano. Lo hanno chiamato per nome mentre scattava delle foto a un edificio noto nel quartiere di Librino – dove Luciano vive – per essere teatro di affari illeciti. “Spaccio di droga e tanto altro avviene dentro quelle mura“: Luciano lo sa; tutto il quartiere e le Istituzioni lo sanno, ma non se ne parla abbastanza “e lo Stato non interviene“, reclama Luciano. Lui quella mattina era lì per realizzare un reportage nell’ambito dell’inchiesta commissionatagli dal giornale online con cui collabora. Un ragazzo onesto, un aspirante giornalista che stava solo facendo il suo dovere come cronista, ma prima ancora come cittadino.
Si parla di mafia e di degrado. E l’argomento scotta. Ma Luciano ha il fuoco dentro e affronta la delicatezza di questi temi con la determinazione e la sfrontatezza che gli è stata data d’esempio sin da piccolo. Portano la firma di Luciano diversi articoli sulla drammatica situazione del quartiere catanese: “abbandonato e lasciato in mano alla mafia“, denuncia Luciano. Ancora, Luciano è autore di un pezzo teatrale sul dramma di Librino, che è stato portato in giro in varie città d’Italia.
Alla domanda “Da cosa nasce la tua lotta alla mafia?” Luciano risponde: “Nasce dal giorno in cui mio padre mi disse chi era Pippo Fava“. Il noto giornalista siciliano – ricordato recentemente anche da una fiction di Rai1 – è l’ispirazione di Luciano. Che sia attraverso le pagine di un giornale o sul palco di un teatro, Luciano ricorre all’arte per denunciare la piaga della sua terra. Una Sicilia che cresce, che si spoglia delle vesti sporche di un tempo, ma continua talvolta ad abbassare lo sguardo di fronte alle macchie che ne offuscano la bellezza. E Luciano punta il dito contro gli esponenti delle Istituzioni.
Quando gli chiediamo se dopo l’accaduto ha paura, Luciano risponde deciso: “No” e aggiunge “Io non ho paura perché non sono da solo. Sono tante le persone che mi sostengono e mi rendono forte“. Luciano conclude così e annuncia che la sua lotta non si fermerà. Lui non vuole stare solo a guardare.