Durante le primarie per la segreteria del Pd, Renzi lo aveva preannunciato a più riprese: “Se vinco le primarie, presenterò un nuovo codice del lavoro, un Job Act, una serie di regole comprensibili a tutti, in Italia e all’estero“. Ieri lo ha presentato in una enews, la numero 381: “Un documento aperto che diventerà entro un mese un vero e proprio documento tecnico“. Alcuni di questi punti erano già stati anticipati nelle scorse settimane. Altri sono una novità assoluta.
Numero dei contratti. Il punto fondamentale è la riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, “che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile“.
Tutele crescenti. Renzi non ama citare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, ma parla di un “processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti“. Nel job act è prevista anche l’eliminazione della figura di dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. “Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali“.
Assegno universale. Per chi perde il posto di lavoro, il job act prevede “un assegno universale, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro“.
Rappresentanza sindacale in Cda. Matteo Renzi ha proposto il varo di una legge sulla rappresentanza sindacale sul modello tedesco. È necessaria una “legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende“. Un punto sul quale aveva discusso anche con il segretario della Fiom, Maurizio Landini, da sempre promotore della norma.
Agenzia unica. La bozza proposta da Renzi prevede la creazione di un’Agenzia unica federale “che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali“.
Obbligo di rendicontazione online. Un altro punto chiave è l’obbligo di pubblicare online ogni spesa “per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico“. Unico presupposto deve essere “l’effettiva domanda delle imprese“. Renzi propone anche di introdurre “criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione” con la minaccia di cancellarle dagli elenchi “per chi non rispetta determinati standard“.
Per le aziende. Si parte dai costi per l’energia: Renzi propone di ridurre del 10% l’onere per le aziende, soprattutto per le piccole imprese, quelle che soffrono di più. Il documento parla anche di un taglio alle tasse per le aziende: “Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’Irap“.
Camere di commercio. Nel Job Act è anche prevista l’eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio: “Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazione“. Le funzioni delle Camere possono essere svolte da un Ente territoriale pubblico.
Burocrazia. Il documento prevede un “intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente 1 miliardo di euro sarebbe subito a disposizione) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari“. Renzi propone di adeguarsi alla normativa in vigore per i sindaci: “Decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo“.
Trasparenza. Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Piano industriale per sette settori. Il segretario del Pd avanza la proposta di scrivere un piano industriale specifico per sette settori (Cultura, turismo, agricoltura e cibo; Made in Italy; Ict; Green Economy; Nuovo welfare; Edilizia), “con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro“.
Il Job Act proposto da Renzi sarà domani al centro dell’incontro previsto tra il presidente del Consiglio Enrico Letta e il segretario del Pd. Il sindaco di Firenze ha confermato che la sua bozza di job act sarà “aperta” al contributo di tutti: “Gli spunti che trovate in questa Enews saranno inviati domani ai parlamentari, ai circoli, agli addetti ai lavori per chiedere osservazioni, critiche, integrazioni. Dunque non è un documento chiuso, ma aperto al lavoro di chiunque. Anche vostro“.
Il Renzi-pensiero sul lavoro è molto semplice: poche regole, ma chiare ed universali. Tanta concretezza e poche parole: “non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori. La voglia di buttarsi, di investire, di innovare. L’Italia può farcela, ma deve uscire da questa situazione di bella addormentata nel bosco. Deve rompere l’incantesimo. Per farlo c’è bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi“.