Capita a tutti, mentre si legge un libro, di calarsi nei panni del protagonista e di vivere le stesse emozioni e avventure da lui compiute. Questo è però un “mettersi nelle scarpe” di qualcun altro inteso in senso figurato. Un gruppo di ricercatori della Emory University di Atlanta negli Stati Uniti ha però svelato che vi è anche una partecipazione biologica alla storia che si sta leggendo.
In uno studio pubblicato su Brain Connectivity gli studiosi hanno infatti rilevato, grazie a una risonanza magnetica funzionale a rilevare le regioni del cervello associate alla lettura, che la lettura attiva le aree cerebrali associate al movimento, lasciando quindi per diversi giorni il lettore con la sensazione, non solo emotiva ma anche fisica, di essere il protagonista del romanzo.
Lo studio è durato per 19 giorni e ha coinvolto 12 ragazzi a cui è stata assegnata la lettura del romanzo Pompeii di Robert Harris. Per 5 giorni il cervello degli studenti è stato analizzato nel suo stato di riposo (senza cioè aver letto il libro). Nei 9 giorni successivi invece i ricercatori hanno assegnato un certo numero di pagine da leggere la sera, verificando poi la mattina successiva con un test che fosse stato effettivamente letto il libro. In seguito hanno compiuto delle risonanze sul cervello nuovamente in riposo. E così hanno fatto anche negli ultimi 5 giorni.
Il risultato è stato sorprendente: si è scoperto infatti che la lettura attiva la corteccia temporale sinistra, area del cervello associata con la ricettività del linguaggio, anche mentre i ragazzi non stavano leggendo il romanzo. Ma non è tutto: i ricercatori hanno riscontrato anche un’attività cerebrale a livello del solco centrale, una regione associata alla creazione di sensazioni per il corpo. Essa è una parte del cervello che fa sì che, il solo fatto di pensare a correre, ad esempio, faccia attivare i neuroni associati all’azione fisica del correre. I cambiamenti neurali che abbiamo rilevato, associati con le sensazioni fisiche e i sistemi di movimento, suggeriscono che leggere un romanzo possa trasportarti nel corpo del protagonista ha affermato Berns, primo autore dello studio.
E questo effetto non si esaurisce immediatamente, bensì continua anche alcuni giorni dopo aver terminato un libro. E si suppone che, nel caso in cui si legga il proprio romanzo preferito, l’effetto duri ancora di più.
Dunque una trasposizione del lettore nei panni del personaggio di una storia non solo emotiva ma anche fisica. Una scoperta che magari aiuterà l’uomo a guardare alla realtà con un po’ più di fantasia.
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