Sull’autostrada A10 Genova Ventimiglia ha chiuso i battenti la stazione di servizio San Cristoforo Sud, con il relativo punto vendita affiliato alla Ristop.
Se si pensa alle aree di servizio autostradali, in genere le prime qualità che vengono in mente sono la stabilità di presenza e l’orario a 24 ore. Si sono viste aree di servizio aprire dove prima c’erano campi, aree ristrutturate e diventate ancora più grandi, ma non si era mai vista un’area di servizio chiusa per crisi.
Sono rimasti senza lavoro 15 dipendenti, tra cui i benzinai del distributore Tamoil e i baristi in forze presso la Servishop, azienda che a nome Ristop (catena da 200 ristoranti in Europa, di proprietà dell’italiana Ariest) aveva la concessione esclusiva per l’area di servizio fino al 2015. I dipendenti si sono stretti in presidio fino al completo smantellamento del negozio, avvenuto nei primi giorni dell’anno e in molti hanno espresso solidarietà ed hanno ascoltato la sfortunata storia della San Cristoforo Sud.
L’area era stata costruita 6 anni fa da Autostrade per l’Italia in una posizione che sicuramente non si poteva definire strategica: l’unico cartello segnalatore era posto nelle immediate vicinanze di un accesso in galleria e l’area di servizio si trovava subito dopo l’uscita, dopo una stretta curva che la rendeva visibile solo all’ultimo momento.
Sono proprio gli ex dipendenti a raccontare le manovre più disparate e pericolose portate a termine da automobilisti che, seppur attenti, si stavano per lasciar sfuggire l’accesso. E anche l’accesso era costituito da una corsia di decelerazione particolarmente stretta che si concludeva con una deviazione di traiettoria decisamente accentuata.
Ma queste premesse non bastano a giustificare un fallimento, infatti qualche mese fa la Società Autostrade ha terminato l’installazione di pannelli fonoassorbenti all’inizio e al termine del tunnel, rendendo completamente invisibile l’area. Un ulteriore smacco per un business che non era certo partito sotto i migliori auspici. I clienti che già non erano molti sono andati costantemente calando fino alla decisione finale di Autostrade per l’Italia di cessare l’attività, scelta notificata ai dipendenti con solo qualche giorno di anticipo e dopo mille rassicurazioni sul fatto che l’area non avrebbe chiuso per garantire all’utenza servizi adeguati.
I disagi si verificheranno soprattutto per tir e mezzi pesanti, visto che questa era l’ultima area sulla A10 di cui potevano usufruire e ora dovranno aspettare 70 km per le alternative successive. L’assessore al lavoro della Regione Liguria ha già affermato di aver richiesto un colloquio con i vertici della Società Autostrade per trovare una soluzione che, se non raffigurata nella riapertura, possa salvare i 15 dipendenti in mobilità.
Una storia triste che è però in controtendenza rispetto allo stato attuale delle cose, visto che le concessionarie autostradali dovrebbero, con i recenti aumenti ai pedaggi, essersi assicurate un margine di sicurezza che possa permettergli di garantire i servizi senza sacrificarne nessuno. Sta di fatto che in Italia le tariffe autostradali sono aumentate in media del 3.9% con punte che raggiungono l’8%.
Nel dettaglio si va dagli aumenti nell’ordine dell’ 1% di Tangenziale di Napoli, Satap (A21) e Torino Savona, passando dalla barriera di Salbettrand, la Salt Autostrada Ligure Toscana e l’Autostrada dei fiori tra 2 e 3.8%. Ulteriori aumenti nelle tratte gestite da Autostrade per l’Italia, Milanoserravalle Milanotangenziali e alle barriere di Bruere e di Avigliana, tutti nell’ordine del 4%. Più consistenti si fanno i rincari sulle autostrade valdostane di Sav e Rav, con un rincaro del 5%, come anche per Satap (A4). Sulla Cisa, sulle Autovie Venete e nei tratti gestiti da Autovie Venete e Cav A4 i rincari vanno dal 7 all’8%.
Pecore nere degli aumenti sono le Centropadane e la Strada dei Parchi, che fanno segnare rincari superiori all’8%. Nessun rincaro invece sui tratti del Consorzio Autostrade Siciliane, sulla Asti Cuneo e nel circuito Autostrade Meridionali.