Billboard, noto sito di informazione musicale degli USA, ha stilato il resoconto delle vendite degli album digitali del 2013. I dati che risultano danno una visione d’insieme assai grave, considerando che il crollo delle vendite complessive degli album, in qualsiasi forma, è dell’8,5%, una cifra non da sottovalutare considerando il periodo storico che si sta attraversando.
Ciò che sembra essere il motivo è la sempre più grande disponibilità di ascolto di musica illimitata in streaming con abbonamenti che partono da 9,99€ al mese, una cifra irrilevante pari al costo di un singolo album. Siti del genere, come Deezer, Cubomusica e il rinomato Spotify, hanno spesso attivato applicazioni che consentono l’ascolto anche sul cellulare o tablet in totale libertà, e nelle versioni complete si riesce addirittura ad ascoltare i brani senza alcun tipo di connessione internet.
Un gran bel vantaggio che va ben oltre la vendita e l’acquisto dell’album del singolo artista, a vantaggio di un tipo di ascolto più approssimativo, magari basato sui singoli ascoltati in radio.
Non è da sottovalutare, purtroppo, la presenza dilagante della pirateria web, che ha consentito alla musica di essere accessibile a costo zero con semplici programmi, in grado di restituire un’altissima qualità audio al pari delle grandi distribuzioni digitali come Itunes, leader indiscusso nel settore.
Nonostante l’album fisico sia ormai diventato obsoleto, un po’ come è successo con i singoli fisici, estinti dal 2007 e sostituiti dagli EP che sono a metà tra un singolo e un album, ci sono sempre meno ascoltatori che amano collezionarli. Purtroppo, anche i dati inerenti a questo genere d’acquisto sono in calo, toccando la quota del -14,5%, un numero elevatissimo che incoraggerà le case discografiche a rimuoverle totalmente dal commercio, a vantaggio dell’implemento dei servizi streaming che sembrano essere al momento l’unica fonte di sopravvivenza della musica italiana e non solo.
Mentre in America è già allarme e i produttori cercano un modo per ricorrere ai ripari, in Italia si ridimensionano i premi inerenti alle vendite degli album e dei singoli: dal primo gennaio del 2014, affinché un album possa ottenere la certificazione diamante per la FIMI, ad esempio, sono necessarie solo 500.000 copie, a differenza delle 600.000 necessarie negli anni precedenti. Con questa nuova ridistribuzione dei premi di vendita, si nota come sia stato necessario abbassare le soglie, in virtù della crisi che l’industria musicale italiana sta attraversando negli ultimi anni.
Unica nota positiva in questo bilancio drammatico, è l’incremento della vendita dei vinili, riscoperti dagli amanti e dai collezionisti: la vendita dei 45 giri sono in aumento del 2%, rappresentando di fatto una buona fetta della vendita totale di musica negli Stati Uniti.