Sarà consegnato agli archivi come l’anno dei trofei del Bayern Monaco, dei record di Cristiano Ronaldo, della consacrazione mondiale di Neymar Junior. Ma sicuramente i più romantici lo ricorderanno anche come l’ultimo che ha visto in campo fuoriclasse del calibro di David Beckham, Paul Scholes, Alessandro Nesta e Dejan Stankovic. Autentiche icone degli ultimi vent’anni che hanno deciso di appendere le scarpe al chiodo perché il fisico non rispondeva più come una volta, perché una nuova avventura dietro una scrivania, o dall’altra parte dello spogliatoio, a questa età ha sempre un fascino particolare, o semplicemente perché passare intere giornate con moglie e figli, era un desiderio che faceva fatica a realizzarsi da troppo tempo.
Nostalgia e malinconia soprattutto tra i tifosi inglesi: negli ultimi dodici mesi il paese della Regina ha visto dare l’addio al calcio a idoli indiscussi del calibro di Beckham, Scholes, Owen, Phil Neville, Jamie Carragher. Prendiamo lo Spice Boy. Il rettangolo verde ha perso a maggio il suo ultimo divo, forse l’unico, perché di campioni ce ne sono tanti, ma di David Beckham ce n’è stato soltanto uno. Dopo aver vinto l’ultimo titolo in Francia con la maglia del Paris Saint-Germain, Becks ha deciso di dire basta e dedicarsi per ora alla sua famiglia in attesa di una nuova avventura, possibilmente di giacca e cravatta. Con la classe che lo ha sempre contraddistinto. Un fotomodello, un uomo-pubblicità, un brand capace di vendere di tutto attraverso la propria immagine.
Ha detto basta negli stessi giorni anche Paul Scholes, a dire il vero per la seconda volta dopo che aveva già espresso la volontà di smettere alla fine della stagione 2010-2011, tornando poi a giocare nel gennaio 2012. Anche lui prodotto della fantastica classe ’92 che ha regalato successi e trofei al Manchester United, “l’asmatico” ha dedicato la sua intera vita ai Red Devils, indossando per vent’anni un’unica maglia con passione e dedizione. Mai una parola fuori posto, mai un gesto eclatante. La sua carriera è legata sicuramente al nome di Sir Alex Ferguson, autentico precettore e punto di riferimento.
E’ stata l’ultima stagione da professionista anche per il Wonder boy, Michael Owen. L’ex attaccante di Liverpool, Real Madrid, Newcastle, Manchester United e Stoke City ha dovuto fare i conti con una carriera costellata dagli infortuni che per tanto tempo lo hanno costretto a star fuori. Predestinato a 17 anni, Pallone d’Oro a 22 era destinato ad entrare nell’Olimpo del calcio per le doti fuori dal comune che madre Natura gli aveva generosamente messo a disposizione.
A Liverpool piangono ancora l’ultimo saluto in campo il 19 maggio di Jamie Carragher. Un’autentica bandiera, un impavido condottiero. Più di 700 presenze con la maglia dei Reds, il numero 23 si destreggia ora nelle vesti di commentatore nei salotti di Sky Sports Uk. Il sogno della Kop è quello di vederlo tornare un giorno nella panchina di Anfield.
E ha scelto di chiudere la propria carriera anche un campione del mondo come Alessandro Nesta. Una carriera lunga 20 anni, cominciata nella Lazio e chiusa in Canada, passando per i trionfi rossoneri. Il peso dei 37 anni e degli acciacchi alla schiena si è fatto sentire. “Il mio fisico è stanco, è il momento di smettere. Voglio cominciare una nuova vita con la mia famiglia” – aveva annunciato in conferenza stampa. Si è congedato con la stessa semplicità che lo ha sempre contraddistinto, niente celebrazioni, niente cerimonie. Soltanto un saluto dopo i suoi ultimi 90 minuti, un giro di campo per ringraziare il pubblico canadese dell’affetto ricevuto. Nel suo futuro c’è la panchina. Chissà se un giorno quella della Lazio, l’amore della sua vita.
Ultimo, per ordine di tempo, il Drago nerazzurro, Dejan Stankovic. Ha voluto congedarsi dai suoi tifosi prima al Meazza ad agosto, poi ad ottobre in Serbia, a Novi Sad, nell’amichevole della sua Nazionale contro il Giappone. Un guerriero, un trascinatore sempre in prima linea per i suoi colori, la sua maglia. Per il popolo serbo un leader sportivo di rara grandezza.
Ma la lista non si ferma qui. Nel 2013 hanno giocato la loro ultima partita tra i professionisti anche Albelda, Dyer, Giuly, Kanoute, Metzelder, Veron, Van Bommel, Deco, Saha, solo per citarne alcuni. Vite spese a rincorrere un pallone, ad alzare un trofeo, a piangere una sconfitta. Ma gli anni passano per tutti e la fatica è dietro l’angolo. Il segreto è trasformarla in rinnovata energia da mettere a disposizione in una nuova avventura. Che sia fuori o dentro il campo.