Ci sono storie che sembrano scritte a posta da uno sceneggiatore invisibile, in cui i destini di persone apparentemente lontane sembrano intrecciarsi grazie a eventi inattesi, e che poi proseguono lungo sentieri tortuosi fino a sfociare nella leggenda. Spesso basta poco per dar inizio a queste storie e nel caso di Eusebio da Silva Ferreira, la pantera nera del calcio mondiale, il caso ha scelto di intervenire in un semplice negozio da barbiere in Brasile.
Bela Guttman, burbero e geniale allenatore giramondo ungherese (in quel momento al Benfica), era tornato nel paese in cui i suoi metodi di allenamento e le innovazioni tattiche da lui introdotte avevano rivoluzionato il concetto di squadra. Quel giorno, nello stesso negozio, entrò Josè Carlos Blauer, ex mediano del San Paolo che il magiaro aveva conosciuto anni prima in terra carioca. Dopo i soliti convenevoli, Blauer discusse con Guttman di un ragazzo del Mozambico, colonia portoghese dell’Africa orientale, di cui aveva sentito parlare davvero bene. L‘Africa è lontana migliaia di chilometri e le voci spesso ingigantiscono la realtà, ma quella volta l’allenatore ungherese decise che valeva la pena seguire il consiglio dell’amico. E non se ne sarebbe pentito.
Qui la trama diventa simile a quella di un film di spionaggio. Guttman scoprì che lo Sporting, rivale cittadino del Benfica legato allo Sporting Clube de Lourenço Marques (la squadra giovanile di Eusebio), aveva messo le mani sul giovane talento, e per soffiarlo dalle loro grinfie attuò un piano degno dei servizi segreti: convinse la madre del ragazzo, donna Elisa Arissabeni, ad affidarglielo, e una volta fatto ciò lo portò con sé in terra lusitana sotto mentite spoglie, con la promessa di un contratto da professionista: da quel giorno tutti lo avrebbero chiamato Ruth Malosso.
A ciò si aggiunge la reclusione forzata in un hotel dell’Algarve per 12 giorni, a cui Eusebio/Malosso fu costretto da Guttman prima di risolvere alcune controversie economiche con il suo club di provenienza. La Leggenda narra che Domingos Claudinho, un dirigente del Benfica, legò il proprio alluce sinistro a quello destro del ragazzo per paura di farselo scappare. E tutto ciò senza averlo visto ancora in campo…
Il debutto con la prima squadra avvenne in un giorno di fine maggio del ’61, in un’amichevole contro l’Atletico Clube de Portogal, e fu subito tripletta. Ma l’episodio che diede le luci della ribalta al ragazzo dall’identità ancora sconosciuta fu un match che il Benfica giocò in un torneo contro il Santos del divino Pelè. Sotto 5 a 0, Guttman nel secondo tempo decise che era l’ora di Eusebio. Appena mise piede in campo si abbattè come un tornado sugli avversari, segnando tre reti nel giro di 15 minuti. La partita terminò sul 6 a 3, ma il risultato non interessava a nessuno, anche Pelè passò in secondo piano: tutti volevano sapere chi fosse quella furia dal sorriso gentile e dalle movenze feline. Ruth Malosso potè congedarsi, Eusebio non era più un segreto per nessuno.
Dalla stagione successiva iniziò il cammino verso la leggenda, che lo ha portato a conquistare i riconoscimenti più importanti, singoli e di squadra, e a segnare con la media di un goal a partita. Il calciatore portoghese divenne protagonista di un dualismo proprio con Pelè, che ricorda molto quello tra il suo erede moderno Cristiano Ronaldo e Leo Messi, che ci fa capire quanto davvero fosse forte Eusebio.
Due volte fu vicino ad approdare nel nostro campionato: la Juve prima e l’Inter poi furono ad un passo dal prenderlo, ma prima l’intercessione del dittatore portoghese Salazar e poi la chiusura delle frontiere successiva al disastro mondiale azzurro del ’66 negarono all’Italia la possibilità di osservare da vicino le gesta della pantera nera. Ma la sua aura mitica, trasmessa soprattutto dalla televisione, arrivò a toccare la sfera culturale del nostro paese: venne citato da uno dei protagonisti del film “Operazione San Gennaro“, in cui un gruppo di ladri implora il Santo di lasciar loro le sue ricchezze, con le quali avrebbero comprato anche un calciatore in grado di far vincere la Coppa dei Campioni al Napoli. Quel calciatore era Eusebio.