Ormai è chiaro ed evidente, il calcio italiano vive, soprattutto nelle serie minori, un periodo di forte crisi che rischia di comprometterne irrimediabilmente la credibilità.
L’ultima vicenda di una serie lunghissima e varia di spiacevoli episodi riguarda l’Unione Sportiva Ragusa. La squadra della provincia sicula milita infatti nel girone I della Serie D. Martoriata dai continui problemi societari e dai debiti sempre più pressanti, la squadra, sotto indicazione della dirigenza, ha deciso che non parteciperà alla trasferta di Battipaglia in programma il 5 gennaio.
La rinuncia ad una trasferta per motivi economici è davvero lo specchio di un calcio malato, di un sistema di gestione totalmente fallimentare che ne ha compromesso la reputazione, uccidendo la passione.
Non è la prima volta che l’Unione Sportiva Ragusa è costretta a non presentarsi ad una trasferta in quanto capitò già contro l’Agropoli, qualche settimana fa. Nella giornata di ieri l’allenatore Salvatore Utro ha comunicato ai soli otto calciatori rimasti la rinuncia per palesi motivi di crisi economica e di organizzazione.
La società, oltre che ad essere penalizzata di un punto in classifica, sarà costretta a pagare una multa di circa 1000 euro che potrebbe presto trasformarsi da una semplice sanzione pecuniaria ad una vera e propria radiazione se non ci saranno le condizioni per disputare le prossime partite contro l’Akragas e la Gioiese.
Attualmente il terreno del Ragusa, l’Aldo Campo, è chiuso con gli otto superstiti della squadra che in settimana si sono allenati una sola volta.
L’attenzione si sposta di conseguenza al quadro dirigenziale dell’ Unione Sportiva Ragusa. Il presidente Savarese, dopo aver ereditato circa 50.000 euro di debiti dall’ex patron Enzo Vito, è alla ricerca di partner ed imprenditori che potrebbero in parte salvare le sorti della squadra.
Ma anche da questo punto di vista non vi è di sicuro ottimismo visto il naufragio della trattativa con l’imprenditore piemontese, parente di Savarese, che avrebbe dovuto “traghettare” il Ragusa fino al termine del campionato in cambio di offerte di lavoro per la propria ditta nel capoluogo della provincia siciliana.
Di seguito il comunicato del presidente Savarese: “Sono dispiaciuto e amareggiato per il mancato accordo con l’imprenditore piemontese, dott. Milazzo, che avrebbe fatto rinascere il Ragusa calcio. Questo per me è stato l’ultimo sforzo di una pesante battaglia che dura ormai da molti mesi. Ho sempre cercato di non mollare nonostante le innumerevoli difficoltà che ho trovato ad affrontare nella ricerca di un imprenditore che poteva salvare la società. L’impegno dell’imprenditore piemontese avrebbe aperto nuove opportunità di impiego, visto che l’investimento a Ragusa sarebbe stato notevole in termini economici. L’obiettivo principale per il dott. Milazzo era quello di espandere la sua azienda, già presente in molte regioni italiane, e in questo caso cercava una collaborazione da parte vostra non conoscendo il territorio; tale collaborazione è stata negata pertanto non penso ci siano ulteriori soluzioni per ridare alla città ciò che giustamente si merita calcisticamente“.
Parole che lasciano intravedere un triste epilogo per una società che, nata nel 1949, seguita da un’intera provincia, si appresta a scomparire lentamente dal calcio italiano.
Dopo le trasferte vietate, le farse di Nocerina-Salernitana, i fallimenti continui, le corse per le iscrizioni ai campionati e i tornei senza retrocessioni, il calcio italiano ancora una volta rivela la sua faccia più brutta e triste: quella della bancarotta e della crisi, sia economica, che di valori.