Mamma Rai spegne 60 candeline

È iniziata il 3 gennaio del 1954 la lunga storia della televisione italiana, quando il dolce sorriso di Fulvia Colombo apparve per la prima volta sullo schermo per annunciare l’esordio ufficiale delle trasmissioni dai nuovi studi del Centro Produzione Rai di Corso Sempione a Milano. Il primo programma ad andare in onda sull’emittente pubblica fu ‘Arrivi e Partenze‘, una rubrica pomeridiana settimanale di brevi interviste rubate a celebri personalità all’interno dell’aeroporto di Ciampino, condotta da Armando Pizzo e il giovane Mike Buongiorno, con la regia di Antonello Falqui. Il palinsesto proseguiva in serata con il Tg delle 20:45, il primo talk show ‘Teleclub‘, una commedia di Goldoni recitata in diretta e, per concludere, la prima puntata di uno dei cavalli di battaglia della Rai, ‘La Domenica Sportiva‘ – ad oggi il programma più longevo e di successo.

Da quel giorno la televisione è entrata con euforia nelle case degli italiani, assumendo in poco tempo non solo il compito primario di intrattenere e divertire gli spettatori ma soprattutto quello di veicolare i valori di un nuovo sistema nel quale la società scomposta avrebbe potuto riconoscersi superando le divisioni e ritrovandosi finalmente unita. Per questo la storia italiana degli ultimi sessant’anni non può che andare di pari passo con quella del piccolo schermo e della Rai, con le vicende di programmi simbolo come ‘Lascia o Raddoppia‘ di Mike Buongiorno, passando per le trasmissioni educative a contrasto dell’analfabetismo dilagante, prima fra tutte ‘Non è ma troppo tardi‘ con il maestro Manzi insieme alla serie di romanzi sceneggiati (con l’intento di far conoscere la grande letteratura a tutti gli italiani) e al teatro d’autore di Eduardo De Filippo – nel 1954 per la prima volta sulla Rai con ‘Miseria e Nobiltà‘.

Il varietà rappresentò sicuramente la novità più affascinante, che attirò apprezzamenti e critiche verso i suoi protagonisti.
Studio Uno di Sacerdote e Falqui fu il primo prodotto dalla Rai nel 1961 e fino al 1966 venne chiamato Programma Nazionale, tanto era penetrato nell’immaginario collettivo come simbolo dell’intrattenimento leggero nazionl popolare. Da quel campione di eleganza e rivoluzione emersero i nomi dei principali mattatori della Rai, attori, cantanti e soubrette dai volti indimenticabili. Colpivano i ben pensanti le coreografie di Don Lurio e l’abbigliamento scosciato delle gemelle Kessler, la poliedrica Mina dalla voce divina e dalla spigliata simpatia – memorabili i duetti della rubrica L’uomo per me con compagni di grande talento come Totò, Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi e tanti altri – la comicità irriverente di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini.

Con la nascita delle televisione arrivò anche quella della pubblicità, che in Carosello ha trovato il primo contenitore in cui svilupparsi. In pieno boom economico, l’idea era di affidare la sponsorizzazione di un prodotto ad una serie di filmati, la maggior parte skecht comici con intervalli musicali, rigidamente regolati sulla durata e sui secondi da dedicare all’una o all’altra parte per via di una legge che impediva la pubblicità all’interno di un programma televisivo serale. Nonostante questa inflessibilità, Carosello ebbe un successo impressionante tanto da divenire appuntamento fisso per la famiglia italiana, con il suo linguaggio semplice, breve e quotidiano e il potere di immedesimazione esercitato dalle situazioni tipo in scena nelle réclame.

La musica è stata invece sin dagli inizi pane quotidiano della giovane Rai, e continua ad esserlo anche nel palinsesto più moderno. Da Canzonissima al Festival di Sanremo, l’idea primordiale arrivò dalla Radio, che aspetta ancora di celebrare i suoi primi 90 anni di esistenza. A completare questo quadro variopinto di crescita negli anni ci sono da sempre il ruolo centrale dedicato all’informazione giornalistica, presente ad ogni avvenimento cardine della storia italiana e internazionale, e i programmi dedicati allo sport, ancora oggi vincenti sui tantissimi concorrenti per qualità e professionalità.

Nel 2014 la Rai arriva cambiata, l’avvento del digitale terreste l’ha costretta ad ampliarsi con nuovi canali e le idee dietro format inediti spesso perdono di valore paragonate ai successi degli anni passati. Troppo spesso vittima di dietrologie politiche, pare in molte occasioni lontana dai gusti e dalle necessità di un pubblico diverso, tanto da perdere spesso nel confronto con le altre emittenti.

Abbiamo già intrapreso un delicato e impegnativo processo di cambiamento nel rispetto dei valori fondanti, per rilanciare la Rai, per perseguire l’equilibrio economico-finanziario, l’eccellenza dell’offerta e l’innovazione tecnologica. Alla fine del percorso la Rai sarà una media company a tutti gli effetti, e sarà quindi in grado di affrontare col successo che merita, e che tutti noi gli auguriamo, la sfida dei prossimi anni“. Con queste parole di buon auspicio accolgono il compleanno di Mamma Rai il Presidente della Rai Anna Maria Tarantola e il dg Luigi Gubitosi, aprendo il futuro della rete a nuove prospettive e nuove sfide.

Questa sera, una puntata speciale di Techetechete in onda dalle 21:15 intitolata “60 anni di Teche” accompagnerà i festeggiamenti ripercorrendo tutta la storia della Rai, insieme ad uno speciale del Tg1 “La storia accesa – 60 anni di Tg” dalle 23:45. Ogni canale, stazione radio e piattaforma digitale di Rai.tv dedicheranno molti appuntamenti a questo speciale compleanno, avvertito da tutti con grande emozione e complicità.

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