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Categorie: News

Assad scrive a Papa Francesco, ma il messaggio è ancora un mistero

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Giulia Papapicco

A volte il potere delle parole è davvero imprevedibile. Altre volte sono le benedizioni condite da semplici ma ferme posizioni a creare qualcosa di quantomeno sorprendente. Dopo le parole pronunciate da Papa Francesco il giorno di Natale, ieri a Roma, in Vaticano, si è presentata una delegazione siriana con in mano una lettera firmata da Assad indirizzata a Bergoglio. Il segretario di Stato, Pietro Parolin, ha accolto il ministro di Stato Joseph Sweid, il viceministro direttore per l’Europa presso il ministero degli Esteri ed ex ambasciatore presso la Santa Sede, Hussam Eddin Aala, con la presenza del ministro degli Esteri della Santa Sede, Dominique Mamberti.

Potrebbe sembrare che i “re Magi” siano arrivati prima del tempo, ma il contenuto effettivo del dono in questione non è stato ancora svelato. Padre Lombardi, il portavoce vaticano, ha solo riferito la notizia senza scendere nei particolari. La benedizione che papa Francesco ha dato il 25 dicembre ricordava anche le “troppe vite perdute” che solo negli ultimi dieci giorni prima di Natale sono salite a 400, con 117 bambini.

Ma questa logorante guerra crea anche altre potenziali vittime: 835 mila profughi vivono fra Turchia, Giordania, Iraq e Libano. Ed è proprio in quest’ultimo Paese che i problemi sono davvero gravi poiché il governo non fornisce strutture adeguate ai migranti in cerca di una qualche specie di salvezza. Si contano 21 mila neonati siriani “adottati” nei Paesi limitrofi. Le condizioni in cui questi bambini vivono sono spesso molto rischiose e ad elevato rischio di epidemia da poliomielite o polmonite. La catastrofe non è lontana se le condizioni non cambiano, soprattutto in Libano, e il grido dell’Unicef è chiaro. Si aggiunge anche il fatto che molti dei bambini non risultano registrati da nessun certificato: altro allarme che non lascia ben sperare.

Si spera dunque che questi “Magi” dal dono semplice, vengano benedetti da Papa Francesco per le buone novelle. Altrimenti sarà l’ennesimo falso allarme, l’ennesima speranza, l’ennesima preghiera disattesa e la Siria non sembra poterselo permettere oltre.

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Giulia Papapicco