Con l’anno che sta per finire è tempo di bilanci e classifiche. Quali sono stati i film 2013 che hanno lasciato un segno? La redazione Cultura di Bloglive ha provato a rispondere a questa domanda, senza pretese di oggettività e senza farsi condizionare dai gusti personali. Prendendo in considerazione tutte le pellicole uscite in Italia nell’anno solare 2013, a prescindere dunque dall’anno di produzione o di uscita nel paese d’origine, il risultato è una classifica che raccoglie i titoli più disparati, in un giusto equilibrio tra fenomeni popolari a produzioni più autoriali.
Ecco la nostra top ten.
DJANGO UNCHAINED
Un concentrato di Tarantino in uno spietato tour de force lungo due ore e tre quarti. L’omaggio al cinema di genere, la colonna sonora audace ed attualizzata, scene che più tarantiniane non si può, divenute nell’immediato dei classici (la sequenza a Candyland e quella del Ku-Klux Klan su tutte). Il folle talento di Knoxville, oltre a portarsi a casa un Oscar per la miglior sceneggiatura originale (e un altro vinto dal solito strepitoso Waltz come attore non protagonista), si conferma il regista di maggior impatto degli ultimi vent’anni.
IL GRANDE GATSBY
Senza tradire lo spirito del romanzo di Francis Scott Fitzgerald, Baz Luhrman ci regala la sua personale visione di Il Grande Gatsby. Il regista di Moulin Rouge affonda il suo estro creativo nell’ebbrezza dei ruggenti anni venti restituendoceli sullo schermo in tre dimensioni e col suo inconfondibile stile sgargiante. Tra lusso, glamour e balli sfrenati a ritmo jazz e musica pop, si snoda l’epopea del misterioso milionario interpretato da Leonardo Di Caprio, l’ascesa e la tragica fine di un eroe romantico e del suo sogno d’amore incorruttibile.
LA MAFIA UCCIDE SOLO D’ESTATE
Un esordio più che convincente. Dopo le ottime critiche, con La Mafia uccide solo d’estate Pif è riuscito a conquistare anche il pubblico in sala. Attraverso le vicissitudini amorose di Arturo, innamorato senza speranza di Flora, si ripercorrono venti anni di bombe, attentati e omicidi eccellenti (Chinnici, Giuliano, Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino), sullo sfondo di una città Palermo, chiusa in un silenzio ostinato. L’idea di fondo è semplice ed efficace: raccontare la mafia col sorriso sulle labbra. Il risultato è una pellicola intelligente, che riesce a divertire e allo stesso tempo riflettere, senza retorica, solo con la forza delle emozioni più autentiche.
LA GRANDE BELLEZZA
Sin dalla sua uscita è stato etichettato come La dolce vita dei nostri tempi: attributo certamente lusinghiero. Ma l’opera di Sorrentino brilla di luce propria. Accompagnati per mano da Jap Gambardella aka Toni Servillo, assistiamo piccoli e impotenti ad una spietata carrellata di umanità al collasso, decadenza non compiaciuta e un vortice della mondanità che mescola tra di loro il nulla e la disperazione. Vittorioso agli EFA, nominato per i Golden Globes, ci rappresenta anche nella shortlist dell’Academy per il miglior film straniero. Con un’opera del genere, viene da chiedersi: se non ora quando?
SOLE A CATINELLE
O lo si ama o lo si odia. Ma visto l’incasso stratosferico del suo ultimo film, agli italiani Checco Zalone piace. L’atteso ritorno al cinema del comico pugliese, diretto ancora una volta da Gennaro Nunziante, ha sbaragliato ogni record precedente. In Sole a catinelle il Re Mida del cinema italiano affronta i tempi difficili della crisi, prendendosi beffa dei peggiori costumi italiani dei cosiddetti “vip”. Ma a corruzione, ipocrisia e snobismo dei “radical chic”, Checco risponde con la sua solita ironia irriverente e tra gag e canzoncine le risate sono assicurate.
LES MISERABLES
Il musical più longevo della storia, tratto dal capolavoro letterario di Victor Hugo, si fa cinema nella imponente trasposizione di Tom Hooper che dirige un cast di attori strepitosi in un’epopea di grandi sentimenti ambientata nella Francia del XIX secolo. Tra sogni spezzati, amori, sacrifici, ingiustizie e speranze di riscatto si compie il destino dell’ex galeotto Jean Valjean e del popolo di “miserabili” che lo circonda. Tra loro, la madre coraggio Fantine, una Anne Hathaway in stato di grazia, sullo schermo per pochi minuti, ma struggente quanto basta a vincere un Oscar.
HUNGER GAMES – LA RAGAZZA DI FUOCO
Il secondo capitolo della saga nata dalla penna di Suzanne Collins trae giovamento dall’avvicendamento (da Gary Ross a Francis Lawrence) in cabina di regia. La ragazza di fuoco non tradisce lo spirito dell’opera letteraria, mescolando con equilibrio il timbro politico della storia e la pura azione, pescando abilmente qua e là dal cinema d’azione americano degli anni ’80 e ’90.
Un altro successo nella folgorante carriera di Jennifer Lawrence, coadiuvata da un cast di comprimari di lusso (Harrelson, Sutherland e P.S. Hoffman su tutti).
LA MIGLIORE OFFERTA
Dopo il poco prolifico e incostante decennio 2000-2009, Tornatore si ripropone con un’opera di produzione (e respiro) internazionale. Lento e inesorabile nel suo raffinato e seducente incedere, l’impianto messo in scena dal regista siciliano funziona e convince, grazie anche all’interpretazione (divina) di Geoffrey Rush ed una colonna sonora da possedere, firmata dall’infinito Ennio Morricone, premiato anche agli ultimi EFA di Berlino.
Tornatore è tornato grande.
LA VITA DI ADELE
Palma d’oro a Cannes, il film-scandalo del franco-tunisino Abdellatif Kechiche, avvalendosi di due straordinarie interpreti (Lea Seydoux e l’esordiente Adèle Exarchopoulos), coinvolge e strugge allo stesso tempo. In conflitto con la censura di alcuni stati, La vita di Adele mostra momenti di vita raramente così semplici e genuini sul grande schermo.
Da non perdere per nulla al mondo.
IL LATO POSITIVO
La malattia mentale e la rinascita di un uomo raccontate sul filo dell’equilibrio tra dramma e leggerezza. La pellicola di David O. Russell che ha conquistato Hollywood, regalando l’Oscar a Jennifer Lawrence, è una commedia divertente, intensa e profonda quanto basta a toccare corde emotive più intime e meno ovvie di una qualsiasi rom-com americana. Il cast da applausi (Bradley Cooper, Robert De Niro, Jackie Weaver e la Lawrence) lascia il segno. In una parola: “Excelsior!”
[a cura di Enrica Raia e Cristian Sciacca]