La Sharing Economy presentata da Sharitaly e Cattolica

A novembre nel capoluogo lombardo si è tenuto Sharitaly, il primo appuntamento “conferenziero” dedicato alla Sharing Economy, sponsorizzato dall’Università Cattolica e promosso da vari enti.

La Sharing Economy, che alla lettera potrebbe essere tradotto come economia della condivisione, è una rivoluzione sociale che coinvolge tutti e che nel solo 2013 ha fatturato ben 3,5 miliardi di utili, dimostrando di essere un modello efficiente e produttivo, una realtà di fatto con cui in molti hanno imparato a fare i conti.

Non è importante possedere tutto, ciò che conta è accedere ai vantaggi e alle esperienze che gli oggetti possono offrire”, ha affermato nel suo intervento all’evento milanese la ricercatrice di San Francisco April Rinne.

Il fenomeno del “What’s mine is yours” ha attirato investimenti stimati per un miliardo di dollari nei soli Stati Uniti e per il New York Times, la Sharing Economy rappresenta l’idea che cambierà non solo l’economia ma anche la società stessa.

Tanti sono gli esempi di questa Economia Sociale: in Inghilterra Landshare ha riunito quasi 40mila britannici appassionati di giardinaggio e ha messo a loro disposizione un giardino incolto in cui poter esercitare il proprio hobby, ovviamente con l’unica indicazione di condividere il terreno.

Skillshare permette invece di mettere le proprie conoscenze a disposizione di chi è disposto a pagarle. In questo modo si possono offrire lezioni su argomenti su cui si è preparati in cambio di altre in cui si è carenti.

Un settore che continua ad avere ottimi risultati in questo campo è sicuramente il sito di house sharing Air Bnb, che in quattro anni ha avuto un record di notti prenotate, superiori a quelle della catena alberghiera Hilton.

Inoltre, sempre per chi è in viaggio in territori sconosciuti c’è il format Anyroad, che mette in contatto i turisti con gli abitanti del posto, disposti a guidarli sui sentieri meno battuti in cambio di una cena o del semplice piacere di fare amicizia con persone da tutto il mondo.

In Italia al momento non esistono particolari iniziative di questo tipo e la realtà è ben diversa, come ha spiegato Marta Maineri, consulente di Digital Marketing nel suo libro “Collaboriamo”:
“In Italia si può condividere davvero di tutto, come nel resto del mondo – afferma -. Quello che è mancato fino al 2012 è stata la consapevolezza da parte dei suoi stessi protagonisti di avere a che fare con un modello vincente di new economy. Molti avviano siti di sharing come attività a tempo perso“. Nel nostro paese, infatti, sono presenti oltre 130 start-up specializzate in diversi settori, che però crescono lentamente rispetto a quelle straniere, spesso dotate di business plan più efficienti.

Nonostante sia un percorso in salita sembra che piano piano la sharing economy stia iniziando ad attirare gli investimenti previsti anche nel Bel Paese, con l’interesse dei veri protagonisti: gli imprenditori ed i consumatori. Secondo Marta Mainieri, infatti, la volontà di cambiamento c’è ma è l’informazione a doversi evolvere.

L’Expo 2015 potrebbe rivelarsi infatti l’occasione per le amministrazioni ed i vari enti, garantendo durante le manifestazioni ospitalità (non dovendo così costruire ulteriori strutture), trasporti alternativi, percorsi culinari, enologici e culturali differenti da quelli che si propongono tradizionalmente, rinnovando fino in fondo le risorse a disposizione.

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