Scriveva quello che gli altri si erano sempre rifiutati di scrivere. Magari per paura, ma pure per quella diffusa pratica di non vedere, di ovattare le situazioni, nascondere le spigolosità più segrete, non rovinare le cose, chiamata omertà. E’ la storia di un uomo ribelle, di un giornalista coraggioso e fuori dagli schemi, quella che Rai 3 racconterà alla vigilia dell’Epifania, il giorno 5 gennaio , in occasione del trentennale dalla scomparsa di Giuseppe Fava, il cronista di Palazzolo Acreide ucciso in un agguato a Catania da Cosa Nostra mentre usciva dal suo giornale I Siciliani.
“Mi rendo conto che c’è un’enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione”, raccontava senza timore alcuno in una delle ultime interviste pubbliche rilasciate prima di morire. E ancora: “A che serve vivere se non si ha il coraggio di lottare?”.
Aveva capito tutto Fava, o forse aveva capito qualcosa di diverso. Qualcosa di speciale da quanto raccontato, o meglio non raccontato, fin lì. Martire in quella patria dove fu pugnalato già prima di morire quando, prima di radunare i suoi nell’avventura de I Siciliani, fu licenziato dal Giornale del Sud, di cui era direttore. Poco incline a scendere a patti, Fava si definiva strenuo sostenitore della verità, carismatico realizzatore di un sistema di stampa volta a difendere giustizia e libertà.
Quando fu ucciso, fu ancora l’occhio cieco delle istituzioni a imporre il silenzio, tanto che l’omicidio fu in un primo momento descritto come semplice delitto a sfondo passionale. Una vicenda amara, conclusa solo nel 1998 con la condanna all’ergastolo, poi confermata nei primi anni 2000 in Cassazione, del boss Nitto Santapaola (ritenuto il mandante dell’attentato) e Aldo Ercolano, l’esecutore dei cinque colpi di pistola sferrati alle 21.30 alla nuca di Fava.
La pellicola si occuperà di rievocare le gesta de “I ragazzi di Pippo Fava”, che sarà proprio il titolo di questo documentario speciale interpretato, fra gli altri, da Leo Gullotta. Assieme a lui un cast giovane rappresentativo della frizzante ideologia dell’ultima redazione del Fava, quella dei Siciliani, dall’età media giovanissima e dalle misere risorse. Le pagine di Mentre l’orchestrina suonava gelosia, libro scritto da Roccuzzo, uno dei discepoli di Pippo Fava, offrirà invece la trama al racconto. Il giusto modo per riportarne a galla la memoria.