Standard & Poor’s toglie tripla A all’Europa

Standard & Poor’s ha ridotto il rating del credito dell’Eurozona, abbassandolo da tripla A ad AA+.
La società con base negli Stati Uniti, che realizza ricerche finanziarie e analisi su titoli azionari e obbligazioni, nota per i suoi indici di borsa come l’ S&P/MIB per l’Italia, ha dichiarato attraverso una nota: “Il downgrade riflette la nostra visione di una debolezza generalizzata del credito dell’Europa a 28“.

La tripla A sta a significare eccellenti capacità di onorare le obbligazioni assunte, e dunque essere declassati significa aggiungere una nota di rischio, seppur molto basso, nel lungo periodo, condizionando i mercati.
La scelta è stata spiegata da Standard & Poor’s con la convinzione che “la credibilità complessiva dei Paesi membri della Ue in materia di credito si sia indebolita, il loro profilo finanziario deteriorato e la coesione allentata”.

Sebbene da anni ormai la tripla A dell’Unione europea fosse sotto esame, con una precisa minaccia di declassamento arrivata da S&P già nel gennaio 2012, la decisione è risultata incomprensibile. Già all’inizio dello scorso anno la società di rating aveva rivisto in negativo l’outloook per Ue e vari Paesi cruciali per l’Unione hanno accusato nel tempo un calo del rating. Ma ora Standard & Poor’s ha indicato come causa della decisione soprattutto le tensioni nella formazione del bilancio comunitario, la crisi del debito di diversi Paesi membri e le richieste di diminuzione dei contributi da versare all’Unione.

La risposta di Bruxelles non h tardato ad arrivare e infatti la Commissione Ue si è dichiarata “in disaccordo con S&P” dato che “il rating Ue dovrebbe essere valutato in base ai meriti, alla luce dello status speciale basato su Trattati del bilancio Ue”. L’Unione rivendica che “tutti gli Stati membri hanno sempre, anche nel momento di crisi finanziaria, fornito i loro contributi al bilancio pienamente e in tempo”.

Il declassamento suonerebbe come “un giudizio politico, più che fattuale”, arrivando con un tempismo perfetto nei giorni di vertice, all’indomani dell’Eurogruppo, seguito dall’Ecofin, sull’Unione bancaria. Come riferito da fonti europee, il bilancio dell’Unione sarebbe solido e c’è piena fiducia che “gli stati membri rispettino i loro obblighi legali come hanno sempre fatto in sessant’anni”.
Rehn, responsabile degli Affari economici dell’Ue, ha inoltre ricordato che la valutazione delle altre due agenzie di rating, Fitch e Moody’s, resta tripla A.

Sulla scelta di S&P è intervenuto anche il premier italiano Enrico Letta, avvertendo che il declassamento “è un segnale che non va sottovalutato” ed è “la dimostrazione che la transizione non è finita e che l’Europa e l’Ue sono ancora sotto osservazione”. Ma nonostante questo dichiara: “Non credo che il bilancio europeo meriti il downgrade, ma dobbiamo fare i conti con gli effetti che ne derivano. Queste valutazioni arrivano sempre con un tempismo credo non casuale. Oggi però le risposte che l’Europa dà vanno nella giusta direzione“. Ed anche José Barroso, presidente della Commissione, ha rivendicato che: “La Ue è un’istituzione molto credibile, anche dal punto di vista finanziario, nessuno al mondo ha come noi zero deficit e zero debito. Abbiamo un record perfetto, mai un fallimento“.

Da più parti si ricorda anche che “Questi sono i signori che davano la tripla AAA a Lehman Brothers” e a Parmalat, che prevedevano l’uscita della Grecia dall’Eurozona e l’implosione dell’euro. Negli anni più volte Standard & Poor’s è stata sottoposta a giudizi negativi e in particolare in riferimento al downgrade dei valori attribuiti a diversi paesi dell’Unione europea, i giudizi dell’agenzia sono stati considerati sospetti, dato che tutti gli investitori azionisti in S&P, come nelle altre agenzie di rating, non si possono ritenere soggetti terzi super partes, ma potrebbero essere interessati utilizzatori delle loro stesse valutazioni di solvibilità nell’acquisto di titoli e obbligazioni.

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