Sabato scorso Alessandro Birindelli, allenatore degli esordienti del Pisa, ha preso la decisione di ritirare la squadra dal campo al minuto 14 del 2° tempo. La scelta é stata presa dall’ex terzino bianconero per dare una lezione ai genitori dei piccoli calciatori, responsabili di aver acceso un’infuocata lite sugli spalti.
Il gesto educativo di Birindelli é stato accolto con stupore ed ammirazione da molti addetti ai lavori e sportivi in generale, ma non dalla Federcalcio, che ha inflitto al Pisa la sconfitta di 3 a 0 a tavolino, un punto di penalizzazione in classifica, ed una multa “simbolica” di 109 euro.
Il giovane tecnico afferma che la sua scelta é stata presa per riportare un clima di maggiore serenità nei campi dove giocano i ragazzini e che al di là della penalizzazione questa decisione poteva essere sfruttata dalla federazione come occasione educativa, di riflessione contro “le degenerazioni che rischiano di sciupare quello che ancora oggi rimane lo sport più amato del mondo e d’Italia“. Adesso rischia anche una squalifica ma ciò che per lui conta sono gli attestati di stima ricevuti dalla sua società, che ha condiviso in pieno la decisione e che lo tutelerà fino alla fine.
Si tratta di un paradosso se pensiamo che oggi giorno le varie leghe e federazioni stanno portando avanti una campagna educativa per combattere il razzismo, per favorire l’integrazione ed il rispetto delle regole civili, per eliminare dagli stadi la discriminazione territoriale decidendo, discutibilmente in alcuni casi, di chiudere interi settori degli impianti sportivi o di dare giustamente poteri di sospensione delle partite ai direttori di gara in base alla loro discrezione.
Tutto questo dovrebbe partire dalle categorie inferiori. I genitori, i dirigenti, gli allenatori dovrebbero dare l’esempio ai giovani accompagnandoli con serenità e spensieratezza in ciò che in tenera età può ancora essere definito “solo” un gioco, senza interessi particolari e nemmeno troppe pretese dagli atleti che come obiettivo dovrebbero avere solo quello di divertirsi e coltivare nuove amicizie.
Invece é tutto l’opposto: nei piccoli campi di periferia, da nord a sud, si consumano settimanalmente risse, scontri verbali tra genitori e dirigenti, aggressioni nei confronti dei giovani direttori di gara e tanti altri avvenimenti spiacevoli che con un gioco che dovrebbe trasmettere valori e favorire l’integrazione, non hanno nulla a che vedere.
Il tutto si scontra con la certezza che una buona parte di appassionati vorrebbe vedere più Birindelli, e meno curve chiuse la domenica.