Nel tradizionale discorso di fine anno dei vertici della Fabbrica Italiana Automobili Torino si scorge la volontà di intraprendere a partire dal 2014 un strada in controtendenza rispetto alle tesi neo-liberiste che hanno contraddistinto finora le proprie scelte.
I neo-liberali appartengono ad una vecchia scuola di pensiero che negli ultimi 80-90 anni è diventata una delle principali dottrine economiche. I grandi economisti ritengono che la liberalizzazione, il libero mercato in sostanza, sia vantaggioso per tutti, quindi spingono gli investitori verso nuove frontiere. Non a caso oggi la maggior parte dei capitalisti finanzia, imprese nei paesi più remoti dell’Asia ove i costi di produzione sono più bassi. Parliamo, ovviamente, di una dottrina e di un pensiero che ha danneggiato molti di quei paesi, come l’Italia, che prima del primo conflitto mondiale erano considerati in via di sviluppo industriale.
Con la crisi odierna fare scelte coraggiose diventa sempre più difficile ma forse necessario. D’altronde a cominciare un lento e faticoso distacco da una parte dalle tesi neo-liberiste sembra pensarci seriamente la Fiat. Durante il 2013 il caso più eclatante legato alla nota industria automobilistica fu la chiusura dell’impianto di Pomigliano, poi occupato dagli operai. Eppure il proprietario John Elkann sembra volersi lasciare alle spalle questa brutta annata e ripartire proprio dall’Italia.
Così il patron della Fiat, ed erede dell’Impero degli Agnelli, insieme a Sergio Marchionne ha indirizzato la proverbiale ed usuale lettera di fine anno a tutti i dipendenti dell’impresa, annunciando alcune delle strategie che caratterizzeranno il 2014.
“L’obiettivo è di usare i nostri stabilimenti come base per la produzione di veicoli destinati a tutto il mondo – comincia così la lettera scritta dai due proprietari -. In un anno molto difficile per il mercato dell’auto, Fiat ha preso alcune decisioni coraggiose, che riguardano soprattutto gli stabilimenti italiani e che siamo convinti ci ripagheranno nei prossimi anni. Invece di chiudere alcuni impianti, abbiamo scelto di puntare la parte alta del mercato, sfruttando appieno le potenzialità dei nostri marchi e i numerosi vantaggio che ci derivano dall’alleanza con Chrysler”.
Insomma un importantissimo retro-front rispetto alle politiche industriali degli anni precedenti. Almeno a parole la Fiat cerca di promettere un futuro meno duro agli italiani e si addossa la responsabilità di prima industria del paese, ruolo che in questi anni ha vestito in maniera abbastanza anonima e quasi solo come pretesto per richiedere fondi allo Stato.
“Il 2014 porterà nuove occasioni per realizzare grandi progetti – conclude la lettera di John Elkann e Sergio Marchionne -. Prima di riprendere il lavoro con rinnovato impegno desideriamo inviarvi i nostri più sinceri e calorosi auguri affinché possiate trascorrere con gioia e serenità il periodo delle Feste: a voi e alle vostre famiglie. Buon Natale e felice anno nuovo!”.