È stato trasferito in un altro carcere Alberto Lorusso, la “dama da compagnia”, come viene definito in ambiente carcerario, di Totò Riina. Il boss della Sacra Corona Unita a cui Riina aveva esternato nei giorni scorsi le sue intenzioni su un imminente attentato a Nino Di Matteo è sospettato dai magistrati di Palermo di essere un infiltrato dei servizi segreti.
Il Dap (dipartimento amministrazione penitenziaria) ha intanto messo Lorusso, già interrogato nei giorni scorsi dai magistrati di Palermo, a disposizione di Messineo, procuratore capo appunto della procura di Palermo. Adesso “il capo dei capi” trascorrerà le sue due ore d’aria giornaliere in compagnia di un altro detenuto.
Oggi una delegazione del Csm si recherà a Palermo per manifestare la solidarietà e vicinanza ai magistrati che indagano sulla trattativa ed è prevista anche una manifestazione di cittadini e organizzazioni antimafia per esprimere sostegno e supporto a Del Bene, Tartaglia, Teresi e Di Matteo.
Tra i tanti misteri di questa storia, c’è anche da chiarire il motivo di tanto interesse da parte di Riina ad un processo che, seppure lo vedesse condannato, non aggiungerebbe che qualche anno di carcere ai suoi numerosi ergastoli. Quale sarebbe dunque il senso delle esternazioni così violente degli ultimi tempi? Solo sete di vendetta o timore che dal processo possa emergere una verità a lui scomoda che non lo farebbe più apparire come figura determinante e decisiva nelle decisioni di Cosa Nostra?
Quel che è certo è che anche la mafia siciliana sta attraversando un periodo di forte crisi dopo i numerosi arresti negli ultimi anni che hanno portato all’azzeramento della cupola regionale che non ha mai trovato sostituti all’altezza dei capi precedenti, ma anche un conflitto tra chi, nell’organizzazione, vorrebbe gestire i capitali accumulati negli anni in maniera tranquilla e chi invece preferirebbe riprendere “militarmente” il controllo dei traffici. Conflitto che, da quanto sembra, si starebbe risolvendo a favore della prima parte.
Alla luce di queste considerazione è evidente come un eventuale colpo di coda di Cosa Nostra non sia da escludere e le minacce di Riina a Di Matteo non siano da prendere sottogamba. Il suo messaggio potrebbe anche non essere colto da Matteo Messina Denaro, ultimo capo della “vecchia guardia” mafiosa che è ricercato e sotto pressione, ma da schegge staccate e non controllabili di un’organizzazione criminale ormai frammentata e, di fatto, con “la testa” azzerata.