La vicenda blucerchiata di quest’inizio di stagione è riconducibile alla leggenda dell’Araba Fenice: una squadra che arde nel fuoco della demotivazione, del brutto gioco e di un’incostanza che più volte ha rivangato lo spettro della retrocessione, che riesce tuttavia a risorgere e seppellire quel mesto inizio di stagione. L’artefice di tale cura è specialmente il neo-allenatore della Samp, Sinisa Mihajlovic, subentrato poche settimane fa a Delio Rossi.
Il tecnico, atteso con grande fiducia a Genova, si è liberato dalla guida della Serbia per ritornare a vestire i panni blucerchiati, che tanto hanno rappresentato nella sua carriera da calciatore. Questa volta ad aspettarlo non vi era solo il popolo sampdoriano, ma un iter lavorativo complicato e da stravolgere completamente.
Sotto la guida di Delio Rossi la Samp aveva totalizzato la misera quantità di 9 punti, un bottino scarso e che stava andando a contrastare le pretese della società. La sconfitta contro la Fiorentina è costata cara al tecnico emiliano, che ha praticamente costretto Garrone & co. ad optare per la via dell’esonero.
Per Mihajlovic il calcio non si basa essenzialmente sul bel gioco, anzi, con lui nello spogliatoio si parla più di cattiveria agonistica, voglia di lottare su ogni pallone fino allo stremo delle forze, componenti basiche del carattere di una squadra vincente. Per mettere in atto questi concetti, arriva la Lazio più in crisi di sempre al Ferraris (peraltro ex fiamma di Sinisa).
Il tecnico serbo apporta una serie di modifiche per testare la squadra. Decide innanzitutto di cambiare il modulo, abbandonando la difettosa retroguardia a 3, inserendo Mustafi titolare (che risulterà poi la vera rivelazione ) e spostando Palombo in mediana. De Silvestri e Costa ritornano alle origini, passando da esterni di centrocampo ad effettivi terzini. Spariscono le due punte e la velocità di Eder viene sfruttata più agevolmente sulla trequarti; Gabbiadini si sposta sul versante destro, che conosce bene dai tempi del Bologna, mentre Krsticic va a supportare Pozzi, unica punta.
La prima partita rappresenta lo specchio della Sampdoria di queste ultime giornate: un gioco non fantastico ma vincente, grazie alla cattiveria e al cinismo, ingranaggi fondamentali per consentire ai blucerchiati di muoversi fluidamente e mettere in difficoltà tutte le squadre. La Lazio soffre per più di 90 minuti, agguantando il pareggio solo nel finale. Nel turno successivo la Samp dà fastidio anche a San Siro, dove riesce a strappare un grande pareggio con l‘Inter. Le ultime due gare hanno poi visto i ragazzi di Sinisa trionfare su Catania e Chievo, con quest’ultima che rappresentava un ostacolo durissimo, vista la brillante condizione dei clivensi in casa. Se a questo si aggiunge anche il largo successo contro il Verona in Coppa Italia, si può constatare quanto sia stata importante la mano di Mihajlovic nel modellamento di questa Sampdoria.
Il tecnico serbo tuttavia mette in guardia i suoi e resta con i piedi per terra, conscio che il percorso da fare sarà sempre più duro e che bisognerà incrementare il lavoro in modo da tappare le lacune più evidenti. Il calore, l’affetto della curva, l’entusiasmo e la sessione di mercato invernale fanno sicuramente ben sperare. Intanto, mister Sinisa e la Sampdoria gongolano.