La sigaretta elettronica fa continuamente discutere, anche al Parlamento europeo. Rischia infatti di saltare la normativa europea che ne regoli l’uso e la vendita, lasciando di fatto una situazione di sostanziale autoregolamentazione dei governi nazionali. Più precisamente il Parlamento europeo sembra timido nei confronti delle politiche adottate dai governi europei.
Ma cos’è che divide esattamente le opinioni? Due punti importanti: la possibilità di ricaricare le cartucce e la concentrazione di nicotina. È qui che Parlamento e Consiglio europeo non hanno trovato un accordo, che quindi si presuppone verrà a mancare anche nella votazione prevista per oggi. Le motivazioni sembrano essere più che forti e la conciliazione delle tesi richiederebbe un miracolo. La Commissione ha tentato un compromesso e si attendono quindi le nuove votazioni ma con scarse speranze.
È notizia di qualche giorno fa che il presidente di Anafe-Confindustria, Massimiliano Mancini, nel corso di una conferenza stampa alla Camera sulla sigaretta elettronica ha denunciato: “La decisione di applicare dal 2014 un’imposta del 58,5% su tutti i prodotti relativi al fumo elettronico causerà la chiusura di tutte le aziende italiane produttrici, oppure non lascerà loro altra via che quella di rivolgersi esclusivamente agli altri Paesi membri dell’Unione Europea. L’Italia è l’unico Paese ad aver applicato una simile imposta sulla sigaretta elettronica“.
E il problema della concentrazione di nicotina? A quanto dichiarato dalla Commissione europea, il fumo è la “prima delle cause di rischio evitabile per la salute” che provocherebbe 700.000 morti all’anno, contando tutte le possibili malattie correlate al fumo, si pensi alle conseguenze del fumo passivo per esempio. È noto poi come dietro alle motivazioni salutiste, ci sia molto di più: un settore decollato in un periodo di forte crisi economica, che vantava guadagni non indifferenti e che probabilmente verrà messo a dura prova con una serie di normative che puntano a fare cassa. E le casse, ovviamente, sono quelle dello Stato.